Idee e sinergie

Dal 10 al 12 maggio tra il Porto Antico e La Darsena di Genova, avrà luogo la prima edizione del Festival del Mare. Ideata e organizzata dall’Università di Genova con una finalità precisa, quella di rafforzare il legame tra la città (e la sua Università) e il mare.

Oltre 20 discipline (economia, fisica, biologia, ingegneria, arte…), più di 50 eventi, 300 persone coinvolte tra docenti e studenti, il Festival del Mare è un’iniziativa unica nel panorama nazionale, capace di aggregare nello stesso luogo tutti i temi legati al mare, alla formazione, alle professioni e alla ricerca.

Questo può accadere quando gli stakeholder collaborano, quando c’è un comune interesse allo sviluppo della conoscenza e al coinvolgimento dei cittadini.  Vi invito a scaricare il programma   link a programma festival del mare e ad osservare quali potenzialità di visibilità per la città, di promozione per gli sponsor e i collaboratori, di cultura del mare per gli studenti, di sviluppo e ricerca per gli istituti di formazione, di approfondimento di ogni tipo di tematica per elevare la coscienza del mare nei cittadini e nei visitatori… credo si potrebbe continuare a lungo sui tanti e pregnanti vantaggi per la città di una sinergia tra tutti i ravennati, non solo gli stakeholder marittimi/portuali.

Ravenna ha le stesse potenzialità ma diversificate e, per tanti aspetti, non si sovrapporrebbe a Genova;  le due realtà si rivelerebbero complementari senza entrare in competizione.

L’Università e il Museo del Mare di Genova hanno messo in pratica quella sinergia  ipotizzata e fortemente propugnata per la realizzazione del Museo del Mare lungo il nostro Candiano, è un ulteriore segnale che siamo sulla rotta giusta!

L’ULTIMO PESCATORE DI PLASTICHE

Prendo spunto dalla puntata di Lineablu del 14 aprile e dall’intrervista a un pescatore, il sig. Fabris. Il dolore si legge nei suoi occhi e nei suoi gesti, lui che ha fatto del mare il suo lavoro e la sua vita. Con il suo peschereccio (e dei suoi figli, ci tiene a rimarcarlo) solca l’Adriatico e raccoglie i rifiuti che pesca con le sue reti, conferendoli ai depositi a terra.

Il “fishing for litter”, quelle agevolazioni che il Nord Europa ha messo a sistema per spronare i tescatolri a non ributatre in mare i rifiuti pescati, ma a portarli aterra, sembra ce in Italia sia tramontato dopo solo tre anni. Poche e sporadiche iniziative e solo sul Tirreno.

Eppure l’Adriatico è una fonte primaria di sussistenza, sia per il cibo che per il turismo.

Grazie sig Fabris per quello che fà pe ril nostro mare, e speriamo che chi è al potere possa prendere atto e promulgare nuove leggi per ripulire e prevenire l’inquinamento dell’Adriatico!

11 Aprile – Giornata del mare

“Un’economia sostenibile non è un sogno, è una realtà”

Questa dichiarazione del prof. Karmenu Vella,  commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca risale al 2016 e, a distanza di due anni è possibile vedere un’Europa in cui “le persone lavorano sodo spingendosi ai confini dell’innovazione. Dobbiamo passare alla fase successiva e favorire in modo più sistematico la crescita blu. La sostenibilità è il fattore chiave del vantaggio competitivo dell’Europa”.

La strategia europea della “crescita blu”, lanciata nel 2012,  ha visto l’economia marittima compiere regolari progressi, creando posti di lavoro mantenendo l’attenzione alla crescita sostenibile per tutelare i mari del mondo. Ne sono un esempio gli studi farmaceutici sulle microalghe o il settore dell’energia eolica offshore, e gli investimenti dell’Europa sembra procedere a buon ritmo.

Lasse Gustavson, direttore per l’Europa di Oceana (la più grande organizzazione mondiale che si dedica esclusivamente  alla protezione degli oceani) ha affermato  “Tutte le nostre azioni si basano sull’idea di mantenere gli ecosistemi marini in salute”, e l’Europa può e deve farlo, è all’avanguardia in materia di sostenibilità e ha la possibilità di rafforzare il suo vantaggio competitivo sulle esportazioni perchè bisogna guardare oltre oltre l’Europa. I tanti indicatori del cambiamento climatico (temperature, innalzamento dei livelli del mare, modifiche di ecosistemi) evidenziano come l’impegno sui mari europei non possa prescindere da un impegno globale.  Ma è un’avanguardia che va continuamente perfezionata nello svilippo di  professionalità adeguate.

La rivoluzione nell’economia blu vedrà il suo fulcro nelle nuove tecnologie, a partire dalla digitalizzazione e automazione delle imprese marittime, passando per le bio plastiche e il  recupero dei rifiuti negli oceani, fino ad arrivare all’energia oceanica.

Responsabilità dell’Unione Europea è una buona governance degli oceani: il diritto del mare, attraverso un’interazione tra governi, leggi, istituzioni, società civile e industria., senza tralasciare la pianificazione dello spazio marittimo (ne sono esempio gli interessi energetici al largo di Cipro). Ma anche continui investimenti strategici sulle infrastrutture come sull’innovazione, sforzandosi di individuare quali potranno essere i futuri “mestieri del mare” e favorendo la trasmissione delle idee tra cittadini, istituzioni, imprese e investitori.

Cosa c’entra un Museo del Mare in tutto questo?  La crescita economica, la sostenibilità, la loro reciproca integrazione attraverso l’innovazione e la buona governance degli oceani deve essere spiegata ai cittadini, che sono mentalmente lontani dal mare se non sono impiegati nel settore. Un buon museo elargisce conoscenza coinvolgendo il visitatore, mette in contatto gli stakeholder e il cittadino attraverso le continue iniziative, può incentivare l’economia marittima collaborando con gli istituti di formazione e può aumentare la coscenza dell’Europa e del mondo per mantenere il mari prospero e in salute.

Rosso al rosso… filastrocche marinare

E’ in aumento il numero di incidenti in mare causati dal naviglio da diporto, dicono le  statistiche, e anche con le navi maggiori la situazione non è rosea. L’educazione sul mare, come quella stradale, è indispensabile, e conoscere le regole della navigazione come informarsi delle ordinanze della Capitaneria di Porto/Guardia Costiera o delle condizioni meteomarine è fondamentale. Poi ci sono i piccoli aiuti mentali, quelle soluzioni che i nonni saggi ci insegnavano con le filastrocche… e chiunque va per mare ricorda questa filastrocca per prevenire una collisione:

Dai rosso al rosso e verde al verde
e avanti pure la nave non si perde
se alla tua dritta, al verde il rosso appare,
mano al timone e a dritta tieni il mare
se alla sinistra il verde tu rilevi,
dritta è la via, manovrar non devi
non incrociar la rotta ad un veliero,
se dubbio v’è d’abbordo, anche leggero
se c’è neve, foschia o nebbia folta,
sii cauto e lento ed i segnali ascolta
se a pruavia alcun segnale avverti,
ferma, poi avanza adagio stando allerta
tu dagli eventi prenderai consiglio,
lesto e sicuro in subito periglio
e non dimenticar che all’uomo dice Dio
aiutati tu che poi ti aiuto anch’io.

Sembra che questo promemoria sia stato scritto dall’inglese Thomas Gray nell’ottobre dei 1867 ed è basata, ovviamente, sulla posizione a bordo dei fanali di navigazione ‑ verde, lato dritto; rosso, lato sinistro.

Approvato il progetto del Porto

In data 28 febbraio il CIPE (Comitato Interministeriale Programmazione Economica)  ha approvato il progetto per l’approfondimento dei fondali e lo sviluppo della logistica nel porto di Ravenna, concludendo l’iter  autorizzativo per il  #HUBPORTORAVENNA .

Questo importante risultato, fondamentale quale elemento strategico all’interno della piattaforma logistica nazionale ed europea,  prevede (fonte PortoRavenna News)una prima fase per 250 milioni di euro con l’approfondimento dei fondali a -12,5 mt, la realizzazione di una nuova banchina della lunghezza di oltre 1.000 m, l’adeguamento strutturale alla normativa antisismica e ai nuovi fondali di oltre 2.500 m di banchine esistenti, l’approfondimento dei fondali di ulteriori banchine (già adeguate) per oltre 4.000 m e la realizzazione di aree destinate ala logistica in ambito portuale per circa 200 ettari. I fondi sono già stanziati e provengono da un contributo dalla UE di 37 milioni di euro, che si vanno ad aggiungere ai 60 milioni già stanziati dal CIPE, ai 120 derivanti da un mutuo sottoscritto con la Banca Europea degli Investimenti e a risorse proprie dell’Autorità di Sistema Portuale. Entro l’estate sarà pubblicato il bando di gara ed entro l’anno si arriverà all’aggiudicazione definitiva, ipotizzando l’inizio dei lavori a febbraio/marzo 2019.

L’investimento salirà 500 milioni con il rifacimento di ulteriori 2.500 m di banchine in destra canale, la realizzazione dell’impianto di trattamento dei materiali di risulta dell’escavo, investimenti privati nella logistica (ad esempio il deposito GNL) e l’ulteriore approfondimento sino a 14,50 mt, previsto nella seconda fase.

A questo fondamentale ammodernamento del porto si deve aggiungere l’importante investimento   di RFI per l’Hub portuale di Ravenna 2017, con investimenti per circa 30 milioni, per il potenziamento della rete di collegamento ferroviario mediante la  realizzazione di un sottopasso ferroviario e due scali merci in destra e sinistra Candiano.

Il commento del presidente della Autorità di Sistema Portuale Daniele Rossi: “Certamente c’è soddisfazione per il giudizio del CIPE,  ma c’è altrettanta consapevolezza che dobbiamo proseguire con questi ritmi per consegnare alla comunità portuale ravennate il porto con i nuovi fondali nei tempi descritti. Ringrazio tutti coloro che a diverso titolo hanno consentito di tagliare questo primo, fondamentale, traguardo. Da domani il nostro lavoro proseguirà con la stessa intensità ma con qualche certezza fondamentale in più”.

Il sindaco Michele de Pascale: “Il CIPE ha appena approvato il Progetto Hub Portuale Ravenna per l’escavo dei nostri fondali e la realizzazione delle nostre banchine e delle nostre nuove piattaforme logistiche. Grazie al presidente Rossi e a tutta la struttura dell’Autorità di Sistema, al ministro Delrio, al presidente Bonaccini, all’assessore Donini e a tutti i funzionari statali, regionali, provinciali e comunali coinvolti in questa corsa contro il tempo.
Grazie soprattutto agli uomini e alle donne del Porto di Ravenna che, nonostante le tante difficoltà degli anni passati, ci hanno fatto sentire la loro fiducia, il loro supporto e anche il loro affetto, per una sfida che è dell’intera città. Ora si inizia a scavare”.

LA SCHEDA

LA PRIMA FASE
Le opere previste nella prima fase dei lavori prevedono l’approfondimento dei fondali a -13,50 m del canale marino e dell’avamporto e nell’approfondimento del Canale Candiano a -12,50 m fino alla Darsena San Vitale, con il dragaggio di oltre 4,7 milioni di mc di materiale.
È prevista anche la realizzazione di un impianto di trattamento dei materiali di dragaggio e il loro riutilizzo, per il quale è in preparazione il relativo bando di gara.

LE BANCHINE

Previsti: la realizzazione di una nuova banchina lunga oltre 1 km, destinata a terminal container sul lato destro del Canale Candiano in Penisola Trattaroli che sarà raggiunto dalla linea ferroviaria; l’adeguamento strutturale alla normativa antisismica e ai nuovi fondali di oltre 2.500 m di banchine esistenti.
Inoltre, saranno approfonditi i fondali di ulteriori banchine (già adeguate) per uno sviluppo lineare di oltre 4.000 m.

LE CASSE DI COLMATA
Strategico per la prima fase dei lavori l’utilizzo della Cassa Nadep. Il materiale di escavo verrà poi stoccato nelle aree Sapir Logistica 1 e Logistica 2 e nella S3 alle Bassette (varie proprietà).

LA LOGISTICA

Verranno realizzate nuove piattaforme logistiche urbanizzate e attrezzate in area portuale per circa 200 ettari, utilizzando parte del materiale di risulta dai dragaggi opportunamente trattato.

LA SPESA
Il quadro economico prevede una spesa di 235 milioni di euro per il completamento della prima fase di lavori. Compreso l’indotto, l’investimento sale a 500 milioni.

I TEMPI
I tempi di istruttoria presso il ministero sono previsti in circa un anno. I lavori della prima fase dureranno circa 4 anni per la realizzazione delle infrastrutture e contemporaneamente sarà realizzato l’impianto di trattamento dei materiali di dragaggio.
La fase di approfondimento dei fondali comporterà altri 2 anni circa.
Se la caratterizzazione del materiale di escavo dell’area al centro delle dighe foranee darà esiti favorevoli e se torneranno in uso le casse di colmata di via Trieste e Centro direzionale, i tempi si ridurranno di 3 anni complessivi.
Il prossimo passo sarà la predisposizione del bando per indire la gara di appalto che porterà ad avviare i lavori di escavo nei primi mesi del 2019.

LA SECONDA FASE

Non appena ultimati i lavori della prima fase e realizzato l’impianto di trattamento dei materiali risultanti dall’escavo, avrà inizio la seconda fase nella quale si completerà l’escavo dei fondali sino alla profondità di 14,5 metri.

La prima volta del MARè

Per la prima volta lo studio per il museo del mare a Ravenna si presenta al pubblico ravennate. E’ ancora un pubblico di settore, che conosce l’ambiente e l’argomento, e proprio per questo più qualificato per interagire e migliorare ulteriormente il progetto.

In una calda serata al ristorante “La Campaza”, in una sala completamente dedicata all’evento (dove i presenti presto supereranno i 100 posti a sedere disponibili), il Propeller club di Ravenna (assieme alla Camera di commercio) ha ospitato questa presentazione.

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Con un ritardo oltre i soliti canoni per questi eventi, nell’attesa di alcune personalità, il presidente del Propeller, avv. Bassi, aveva appena iniziato a presentare il progetto quando è entrato in sala il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna. Anche se la notizia era già circolata, il dott. Daniele Rossi ha ufficializzato il nuovo rinvio del CIPE per dare il via al progetto della ristrutturazione dle porto di Ravenna. Una notizia triste ma non è ancora un no al progetto.

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Inzia dunque con il cuore un po mesto la presentazione dello studio e, nell’ora a disposizione, vengono ilustrate tutte le opportunità, le possibilità, le idee e le innovazioni che una risorsa come il Museo delle Attività Emiliano Romagnole per le Scienze del Mare porterebbe alla città di Ravenna.

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Al termine moltissime persone si sono avvicinate, nonostante il “prolungato digiuno”, per approfondire alcune tematiche, proporne di nuove o anche solamente complimentarsi per lo studio. Credo che le parole del rag. Cavalcoli (padre del moderno porto ravennate) possano, meglio di qualsiasi altra, chiudere la presentazione, con la speranza che il “travaglio” abbi afinalmente termine.

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Infiniti ringraziamenti al Propeller club di Ravenna e al suo presidente, avv. Bassi, per aver voluto e per continuare a sostenere questa iniziativa!

Le navi “di Ravenna”

E’ vero, è improprio dire che sono navi ravennati. Però tutte portano, o hanno portato, il nome della città romagnola, il che puà decisamente essere un vanto. Ecco qualcuna delle navi trovate e, probabilmente, molte altre sono esistite.

La prima individuata fu costruita nei cantieri di Leith nel 1888, stazzava 1.148 tonnellate e trasportava carbone da Rotterdam per conto delle Ferrovie dello Stato con sbarchi nei depositi ferroviari lungo la costa italiana sino a Reggio Calabria, dove caricava frutta e verdura per i porti del Mare del Nord.  Nel 1944 verrà affondato dai tedeschi davanti al porto di Genova per ostruirne l’imboccatura agli alleati.(fonte agenzia bozzo)

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Dieci anni dopo, nel 1899, un piroscafo fu impostato nel cantiere Nicolò Odero fu Alessandro & C. di Genova (costr. N° 195) per conto della Compagnia Italia S.A. di Navigazione a Vapore, Genova. Venne varato il 2 marzo 1901 per dislocamento 4.101 tsl e lunghezza m. 110,69. Era propulso da una motrice a triplice espansione da 2.500 hp per una velocità 12 nodi e un equipaggio di 70 persone. Poteva sistemare 42 passeggeri in cabina, 1.250 per emigranti nella stiva e faceva la spola tra Genova e il sudamerica. Il 4 aprile 1917 l’unità stava rientrando a Genova da Buenos Aires e a due miglia al largo di Capo Mele sarà affondato dal sommergibile tedesco U 52 (fonte agenzia bozzo)

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Un vero fiore all’occhiello della cantieristica Italiana arriva con l’AGIP Ravenna, costruita ad Ancona nel 1958 per circa 40.000 tonnellate di stazza, presterà sercizio per l’AGIP fino agli anni ’70 per poi essere venduta. Non è più in servizio (fonte shipspotting)agip ravenna1

Lo stesso nome sarà portato da una petroliera per prodotti chimici costruita nel 1975 per circa 30.000 tonnellate. Sarà venduta nel 1995 e non è più in servizio (fonte shipspotting)agip ravenna

Costruita nel 1967, questa piccola nave per prodotti chimici era al servizio di una compagnia di navigazioen ravennate, la “Mediterranea”

Dal 1983 al 1991 anche una bulk carrier da 27.000 tonnellate costruita nel 1977 poterà l nome della città bizantinaravenna bulk

Nel 1975 sarà costruita anche una nave RoRo da circa 5.000 tonnellate presso i cantieri Orlando di Livorno che, dal 2000 assumerà il mome di Revenna Bridge e dal ’93 al 2000 per poi passare al definirtivo PABENNA (Ravenna scritto con caratteri greci)

Con la nascita delle “autostrade dle mare” iniziano i collegamenti con Catania, tra i primi traghetti troviamo il  primo Espresso Ravenna , costruito nel 19788 per circa 8.000 tonnellate

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Nome che sarà ripreso per il suo successore, costruito nel 1993 per circa 14.000 tonnellate

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Annoveriamoa anche una nave per trasporti refrigerati costruita nel 1982

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Nave pr trasporto prodotti chimici costruiota nel 2006 per 182 m di lunghezza, venduta bel 2011 ma ancora navigante sotto altro nome

Ed è  del 2011 l’imponente portacontainer MSC Ravenna, 150.000 tonnellate per 366 metri di lunghezza

Non vannno dimenticati i rimorchiatori, ovviamente. Ecco il Città di Ravenna

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La prima volta del MARè

Lo studio è già stato presentato a molti stakeholder e a persone che, in qualche modo, potrebbero dare il loro contributo. In attesa di conoscere l’esito del progetto dell’AdSP per la “ristrutturazione” del porto, che arriverà a giorni è, forse, il momento di presentarlo ai cittadini ravennati.

Grazie al Propeller Club Ravenna e al suo presidente, avv. Simone Bassi, La presentazione avrà luogo alle 19.30 del 22 Febbraio presso il ristorante “LaCampaza”, via Romea Sud 395, loc. Fosso Ghiaia -Ravenna.

Nel tempo di circa 45 minuti saranno esposte le idee, le soluzioni e le neccessità di collaborazione di tutti i ravennati, non solo i principali attori della città, affinchè possa emergere questo punto di contatto col mare e con le sue risorse.

Una interessante anteprima era presente sul Resto del Carlino, edizione di Ravenna, di oggi 7 febbraio.

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MAREBONUS, UNA OPPORTUNITA DI CRESCITA

Presso la Cna di Ravenna ha avuto luogo oggi, per iniziativa di CNA, AdSP e Università di Bologna, un interessante incontro dedicato a Marebonus e Ferrobonus, Legge di fine anno dedicata a misure di circa 400 milioni di euro di incentivi per deviare il traffico su gomma verso le rotaie o verso il mare.

I vantaggi di questa intermodalità non sono solo ambientali (inquinamento atmosferico ed acustico) ma anche ridurre il costo sociale come, ad esempio, per incidenti risparmiati.

Importanti le presenze, a cominciare dai padroni di casa (presidente della CNA Ravenna) Pierpaolo Burioli, il sindaco Michele de Pascale, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro-Settentrionale Daniele Rossi e il presidente di Propeller Club – Port of Ravenna Simone Bassi.

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Da loro alcune importanti notizie: come gli accordi con RFI per le due stazioni merci ai lati del Candiano, che permetteranno di anemizzare quella attuale in prossimità del anumento a Teoderico, o la burocrazia alle fasi finali per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione del porto-canale.

“E’ stato un momento importante di approfondimento di due incentivi che possono essere un’opportunità sia per le imprese beneficiarie che per l’intero porto di Ravenna” ha affermato il presidente Burioli, evidenziado l’importanza delle sinergie tra autotrasportatori e sistema marittimo portuale che, in questi anni, hanno collaborato dimostrando ancora una volta grande professionalità e maturità non comuni in Italia.

Un dato significativo è arrivato dal presidente di AdSP Rossi: le merci in arrivo e partenza dal porto attraverso la modalità ferroviaria oggi conta oltre 7000 treni/anno, dato già estremamente significativo nel panorama della portualità nazionale (Trieste, primo in Italia, ne conta 10.000), ma con questi incentivi e con gli investimenti programmati si prevede un forte aumento nei prossimi anni.

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Coordinati da Stefano Zunarelli, professore ordinario di Diritto della Navigazione dell’Università di Bologna, sono stati chiari ed esaustivi (e molto interessanti per chi volesse cogliere l’occasione) gli interventi della prof.ssa  Greta Tellarini (professore associato di Diritto della Navigazione dell’Università di Bologna), del direttore generale per il Trasporto Stradale e Intermodalità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Antonio Parente, del  direttore generale di Confitarma Luca Sisto, che ha plaudito alle capacità di difesa del traffico sia in Mediterraneo che nel Corno d’Africa da parte della Marina Militare, e dell’on. Alberto Pagani, deputato e membro della Commissione Trasporti, che ha ben tratteggiato le problematiche geopolitiche dei trasorti via mare.

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Un momento importante per una città col Porto, quale è Ravenna, affinchè diventi finalmente una città portuale orgogliosa di questa sua risorsa.

 

La navigazione fluviale

Ai tempi dell’impero Romano, un “servizio di linea” collegava Pavia a Ravenna. Lo attesta Polibio, illustre storico e geografo, che in  cinque giorni, percorrendo il Ticino e il Po per circa circa 2000 stadi, equivalenti a 400 Km. Sidonio Apollinare, vescovo e scrittore che visse ta il 430 e il 487 lo percorse, come lo percorse il vescovo di Cremona Liutprando in appena tre giorni.

Il fiume Po ha mantenuto la sua valenza commerciale nei secoli, trasportando merci e persone, osservando distaccato il succedersi delle battaglie e degli stati sulle proprie rive, che determinarono la nascita di nuove potenze politiche (Milano, Mantova, Cremona, Ferrara….).

Dai primi del ‘900 la navigazione fluviale italiana ha visto  un costante declino, in decisa antitesi agli stati nordeuropei dove il massimo impulso è stato dato a questa via di comunicazione, basti pensare a Reno e Danubio e a come i porti di Rotterdam e Amburgo siano collegati con tutti i paesi mitteleuropei con questa via di comunicazione, decisamente la meno costosa tra quelle disponibili.

Recentemente un articolo del quotidiano “Il Resto del Carlino”  ha rispolverato un’idea che da almeno un secolo esiste in Romagna: collegare Ravenna al Po con un canale navigabile. In effetti il più è fatto: Porto Garibaldi, 30 Km a nord della città bizantina, è già connessa a Ferrara con un canale che è in corso di ristrutturazione. Ma questi 30 Km, di cui si parla già all’inizio del 1900  e che prendono vigore quando negli anni ’50 del secolo scorso si impostarono i progetti per il nuovo porto di Ravenna, sono rimasti un sogno.

Sicuramente ci sarebbe un impatto ambientale, realizzandolo ai giorni nostri, che non sarebbe stato valutato 50 anni fa, ma sono “conti” da fare con attenzione… proviamo a ragionarci:  il passaggio attraverso le Pialasse, il delta del Reno, le valli di Comacchio, modificheranno il territorio anche se, probabilmente, in maniera non sostanziale consideando che è l’approfondimento di parti di zone umide. Il transito di chiatte realizzate ex novo, magari con motori a GNL o ibridi, abbatterebbe le emissioni dovute ai gas di scarico dei camion e consentirebbe, a parita di emissione, un maggior volume di merci rispetto ad un convoglio ferroviario.

Un valore aggiunto sarebbe la visita turistica di zone quasi sconosciute, realizzate in maniera responsabile come accade oggi, ad esempio, per le visite alle valli di Comacchio.

Sembra un futuro interessante….

(foto Gazzetta di Mantova)