Idee e sinergie

Dal 10 al 12 maggio tra il Porto Antico e La Darsena di Genova, avrà luogo la prima edizione del Festival del Mare. Ideata e organizzata dall’Università di Genova con una finalità precisa, quella di rafforzare il legame tra la città (e la sua Università) e il mare.

Oltre 20 discipline (economia, fisica, biologia, ingegneria, arte…), più di 50 eventi, 300 persone coinvolte tra docenti e studenti, il Festival del Mare è un’iniziativa unica nel panorama nazionale, capace di aggregare nello stesso luogo tutti i temi legati al mare, alla formazione, alle professioni e alla ricerca.

Questo può accadere quando gli stakeholder collaborano, quando c’è un comune interesse allo sviluppo della conoscenza e al coinvolgimento dei cittadini.  Vi invito a scaricare il programma   link a programma festival del mare e ad osservare quali potenzialità di visibilità per la città, di promozione per gli sponsor e i collaboratori, di cultura del mare per gli studenti, di sviluppo e ricerca per gli istituti di formazione, di approfondimento di ogni tipo di tematica per elevare la coscienza del mare nei cittadini e nei visitatori… credo si potrebbe continuare a lungo sui tanti e pregnanti vantaggi per la città di una sinergia tra tutti i ravennati, non solo gli stakeholder marittimi/portuali.

Ravenna ha le stesse potenzialità ma diversificate e, per tanti aspetti, non si sovrapporrebbe a Genova;  le due realtà si rivelerebbero complementari senza entrare in competizione.

L’Università e il Museo del Mare di Genova hanno messo in pratica quella sinergia  ipotizzata e fortemente propugnata per la realizzazione del Museo del Mare lungo il nostro Candiano, è un ulteriore segnale che siamo sulla rotta giusta!

11 Aprile – Giornata del mare

“Un’economia sostenibile non è un sogno, è una realtà”

Questa dichiarazione del prof. Karmenu Vella,  commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca risale al 2016 e, a distanza di due anni è possibile vedere un’Europa in cui “le persone lavorano sodo spingendosi ai confini dell’innovazione. Dobbiamo passare alla fase successiva e favorire in modo più sistematico la crescita blu. La sostenibilità è il fattore chiave del vantaggio competitivo dell’Europa”.

La strategia europea della “crescita blu”, lanciata nel 2012,  ha visto l’economia marittima compiere regolari progressi, creando posti di lavoro mantenendo l’attenzione alla crescita sostenibile per tutelare i mari del mondo. Ne sono un esempio gli studi farmaceutici sulle microalghe o il settore dell’energia eolica offshore, e gli investimenti dell’Europa sembra procedere a buon ritmo.

Lasse Gustavson, direttore per l’Europa di Oceana (la più grande organizzazione mondiale che si dedica esclusivamente  alla protezione degli oceani) ha affermato  “Tutte le nostre azioni si basano sull’idea di mantenere gli ecosistemi marini in salute”, e l’Europa può e deve farlo, è all’avanguardia in materia di sostenibilità e ha la possibilità di rafforzare il suo vantaggio competitivo sulle esportazioni perchè bisogna guardare oltre oltre l’Europa. I tanti indicatori del cambiamento climatico (temperature, innalzamento dei livelli del mare, modifiche di ecosistemi) evidenziano come l’impegno sui mari europei non possa prescindere da un impegno globale.  Ma è un’avanguardia che va continuamente perfezionata nello svilippo di  professionalità adeguate.

La rivoluzione nell’economia blu vedrà il suo fulcro nelle nuove tecnologie, a partire dalla digitalizzazione e automazione delle imprese marittime, passando per le bio plastiche e il  recupero dei rifiuti negli oceani, fino ad arrivare all’energia oceanica.

Responsabilità dell’Unione Europea è una buona governance degli oceani: il diritto del mare, attraverso un’interazione tra governi, leggi, istituzioni, società civile e industria., senza tralasciare la pianificazione dello spazio marittimo (ne sono esempio gli interessi energetici al largo di Cipro). Ma anche continui investimenti strategici sulle infrastrutture come sull’innovazione, sforzandosi di individuare quali potranno essere i futuri “mestieri del mare” e favorendo la trasmissione delle idee tra cittadini, istituzioni, imprese e investitori.

Cosa c’entra un Museo del Mare in tutto questo?  La crescita economica, la sostenibilità, la loro reciproca integrazione attraverso l’innovazione e la buona governance degli oceani deve essere spiegata ai cittadini, che sono mentalmente lontani dal mare se non sono impiegati nel settore. Un buon museo elargisce conoscenza coinvolgendo il visitatore, mette in contatto gli stakeholder e il cittadino attraverso le continue iniziative, può incentivare l’economia marittima collaborando con gli istituti di formazione e può aumentare la coscenza dell’Europa e del mondo per mantenere il mari prospero e in salute.

La prima volta del MARè

Per la prima volta lo studio per il museo del mare a Ravenna si presenta al pubblico ravennate. E’ ancora un pubblico di settore, che conosce l’ambiente e l’argomento, e proprio per questo più qualificato per interagire e migliorare ulteriormente il progetto.

In una calda serata al ristorante “La Campaza”, in una sala completamente dedicata all’evento (dove i presenti presto supereranno i 100 posti a sedere disponibili), il Propeller club di Ravenna (assieme alla Camera di commercio) ha ospitato questa presentazione.

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Con un ritardo oltre i soliti canoni per questi eventi, nell’attesa di alcune personalità, il presidente del Propeller, avv. Bassi, aveva appena iniziato a presentare il progetto quando è entrato in sala il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Ravenna. Anche se la notizia era già circolata, il dott. Daniele Rossi ha ufficializzato il nuovo rinvio del CIPE per dare il via al progetto della ristrutturazione dle porto di Ravenna. Una notizia triste ma non è ancora un no al progetto.

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Inzia dunque con il cuore un po mesto la presentazione dello studio e, nell’ora a disposizione, vengono ilustrate tutte le opportunità, le possibilità, le idee e le innovazioni che una risorsa come il Museo delle Attività Emiliano Romagnole per le Scienze del Mare porterebbe alla città di Ravenna.

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Al termine moltissime persone si sono avvicinate, nonostante il “prolungato digiuno”, per approfondire alcune tematiche, proporne di nuove o anche solamente complimentarsi per lo studio. Credo che le parole del rag. Cavalcoli (padre del moderno porto ravennate) possano, meglio di qualsiasi altra, chiudere la presentazione, con la speranza che il “travaglio” abbi afinalmente termine.

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Infiniti ringraziamenti al Propeller club di Ravenna e al suo presidente, avv. Bassi, per aver voluto e per continuare a sostenere questa iniziativa!

Le navi “di Ravenna”

E’ vero, è improprio dire che sono navi ravennati. Però tutte portano, o hanno portato, il nome della città romagnola, il che puà decisamente essere un vanto. Ecco qualcuna delle navi trovate e, probabilmente, molte altre sono esistite.

La prima individuata fu costruita nei cantieri di Leith nel 1888, stazzava 1.148 tonnellate e trasportava carbone da Rotterdam per conto delle Ferrovie dello Stato con sbarchi nei depositi ferroviari lungo la costa italiana sino a Reggio Calabria, dove caricava frutta e verdura per i porti del Mare del Nord.  Nel 1944 verrà affondato dai tedeschi davanti al porto di Genova per ostruirne l’imboccatura agli alleati.(fonte agenzia bozzo)

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Dieci anni dopo, nel 1899, un piroscafo fu impostato nel cantiere Nicolò Odero fu Alessandro & C. di Genova (costr. N° 195) per conto della Compagnia Italia S.A. di Navigazione a Vapore, Genova. Venne varato il 2 marzo 1901 per dislocamento 4.101 tsl e lunghezza m. 110,69. Era propulso da una motrice a triplice espansione da 2.500 hp per una velocità 12 nodi e un equipaggio di 70 persone. Poteva sistemare 42 passeggeri in cabina, 1.250 per emigranti nella stiva e faceva la spola tra Genova e il sudamerica. Il 4 aprile 1917 l’unità stava rientrando a Genova da Buenos Aires e a due miglia al largo di Capo Mele sarà affondato dal sommergibile tedesco U 52 (fonte agenzia bozzo)

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Un vero fiore all’occhiello della cantieristica Italiana arriva con l’AGIP Ravenna, costruita ad Ancona nel 1958 per circa 40.000 tonnellate di stazza, presterà sercizio per l’AGIP fino agli anni ’70 per poi essere venduta. Non è più in servizio (fonte shipspotting)agip ravenna1

Lo stesso nome sarà portato da una petroliera per prodotti chimici costruita nel 1975 per circa 30.000 tonnellate. Sarà venduta nel 1995 e non è più in servizio (fonte shipspotting)agip ravenna

Costruita nel 1967, questa piccola nave per prodotti chimici era al servizio di una compagnia di navigazioen ravennate, la “Mediterranea”

Dal 1983 al 1991 anche una bulk carrier da 27.000 tonnellate costruita nel 1977 poterà l nome della città bizantinaravenna bulk

Nel 1975 sarà costruita anche una nave RoRo da circa 5.000 tonnellate presso i cantieri Orlando di Livorno che, dal 2000 assumerà il mome di Revenna Bridge e dal ’93 al 2000 per poi passare al definirtivo PABENNA (Ravenna scritto con caratteri greci)

Con la nascita delle “autostrade dle mare” iniziano i collegamenti con Catania, tra i primi traghetti troviamo il  primo Espresso Ravenna , costruito nel 19788 per circa 8.000 tonnellate

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Nome che sarà ripreso per il suo successore, costruito nel 1993 per circa 14.000 tonnellate

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Annoveriamoa anche una nave per trasporti refrigerati costruita nel 1982

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Nave pr trasporto prodotti chimici costruiota nel 2006 per 182 m di lunghezza, venduta bel 2011 ma ancora navigante sotto altro nome

Ed è  del 2011 l’imponente portacontainer MSC Ravenna, 150.000 tonnellate per 366 metri di lunghezza

Non vannno dimenticati i rimorchiatori, ovviamente. Ecco il Città di Ravenna

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