L’ULTIMO PESCATORE DI PLASTICHE

Prendo spunto dalla puntata di Lineablu del 14 aprile e dall’intrervista a un pescatore, il sig. Fabris. Il dolore si legge nei suoi occhi e nei suoi gesti, lui che ha fatto del mare il suo lavoro e la sua vita. Con il suo peschereccio (e dei suoi figli, ci tiene a rimarcarlo) solca l’Adriatico e raccoglie i rifiuti che pesca con le sue reti, conferendoli ai depositi a terra.

Il “fishing for litter”, quelle agevolazioni che il Nord Europa ha messo a sistema per spronare i tescatolri a non ributatre in mare i rifiuti pescati, ma a portarli aterra, sembra ce in Italia sia tramontato dopo solo tre anni. Poche e sporadiche iniziative e solo sul Tirreno.

Eppure l’Adriatico è una fonte primaria di sussistenza, sia per il cibo che per il turismo.

Grazie sig Fabris per quello che fà pe ril nostro mare, e speriamo che chi è al potere possa prendere atto e promulgare nuove leggi per ripulire e prevenire l’inquinamento dell’Adriatico!

11 Aprile – Giornata del mare

“Un’economia sostenibile non è un sogno, è una realtà”

Questa dichiarazione del prof. Karmenu Vella,  commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca risale al 2016 e, a distanza di due anni è possibile vedere un’Europa in cui “le persone lavorano sodo spingendosi ai confini dell’innovazione. Dobbiamo passare alla fase successiva e favorire in modo più sistematico la crescita blu. La sostenibilità è il fattore chiave del vantaggio competitivo dell’Europa”.

La strategia europea della “crescita blu”, lanciata nel 2012,  ha visto l’economia marittima compiere regolari progressi, creando posti di lavoro mantenendo l’attenzione alla crescita sostenibile per tutelare i mari del mondo. Ne sono un esempio gli studi farmaceutici sulle microalghe o il settore dell’energia eolica offshore, e gli investimenti dell’Europa sembra procedere a buon ritmo.

Lasse Gustavson, direttore per l’Europa di Oceana (la più grande organizzazione mondiale che si dedica esclusivamente  alla protezione degli oceani) ha affermato  “Tutte le nostre azioni si basano sull’idea di mantenere gli ecosistemi marini in salute”, e l’Europa può e deve farlo, è all’avanguardia in materia di sostenibilità e ha la possibilità di rafforzare il suo vantaggio competitivo sulle esportazioni perchè bisogna guardare oltre oltre l’Europa. I tanti indicatori del cambiamento climatico (temperature, innalzamento dei livelli del mare, modifiche di ecosistemi) evidenziano come l’impegno sui mari europei non possa prescindere da un impegno globale.  Ma è un’avanguardia che va continuamente perfezionata nello svilippo di  professionalità adeguate.

La rivoluzione nell’economia blu vedrà il suo fulcro nelle nuove tecnologie, a partire dalla digitalizzazione e automazione delle imprese marittime, passando per le bio plastiche e il  recupero dei rifiuti negli oceani, fino ad arrivare all’energia oceanica.

Responsabilità dell’Unione Europea è una buona governance degli oceani: il diritto del mare, attraverso un’interazione tra governi, leggi, istituzioni, società civile e industria., senza tralasciare la pianificazione dello spazio marittimo (ne sono esempio gli interessi energetici al largo di Cipro). Ma anche continui investimenti strategici sulle infrastrutture come sull’innovazione, sforzandosi di individuare quali potranno essere i futuri “mestieri del mare” e favorendo la trasmissione delle idee tra cittadini, istituzioni, imprese e investitori.

Cosa c’entra un Museo del Mare in tutto questo?  La crescita economica, la sostenibilità, la loro reciproca integrazione attraverso l’innovazione e la buona governance degli oceani deve essere spiegata ai cittadini, che sono mentalmente lontani dal mare se non sono impiegati nel settore. Un buon museo elargisce conoscenza coinvolgendo il visitatore, mette in contatto gli stakeholder e il cittadino attraverso le continue iniziative, può incentivare l’economia marittima collaborando con gli istituti di formazione e può aumentare la coscenza dell’Europa e del mondo per mantenere il mari prospero e in salute.

Circolo Polare Artico: la nave della Marina Militare Alliance conclude la prima fase della missione

(fonte Marina Militare)

La nave polivalente di ricerca Alliance in questi giorni ha concluso la prima parte delle operazioni a nord del Circolo Polare Artico, rientrando nel porto islandese di Isafjordur per consentire l’avvicendamento di una parte dei ricercatori del team scientifico di bordo.

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In questa prima fase della campagna navale a favore degli scienziati del Centre for Maritime Research and Experimentation (CMRE) della NATO e del Woods Hole Oceanographic Institution (WHOI), provenienti da 8 paesi differenti e appartenenti a diverse organizzazioni,  supportati dal personale della Marina Militare a bordo dell’Alliance al comando del capitano di fregata Daniele Cantù, è stata apporfondita l’interazione aria/acqua e la relativa ventilazione che si viene a creare in quella zona del mondo, con l’obiettivo di raggiungere una migliore comprensione della circolazione delle correnti marine.

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Nelle aree di mare esplorate fino ad oggi, caratterizzate da ghiaccio e basse temperature, tipiche dell’inverno Artico, sono state eseguite numerose rilevazioni dei parametri di conduttività elettrica quali temperatura, profondità, analisi geochimiche e velocità del suono in acqua, rilievi bati-termografici, misurazioni della batimetria e misurazioni meteorologiche (marine e aeree), oltre ad effettuare la correlazione e la raccolta statistica dei dati acquisiti, nell’ambito del programma multidisciplinare Iceland-Greenland Seas Project – IGP

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“Tra gli strumenti impiegati vi è una boa meteorologica, rilasciata in zona per rilevare i dati meteorologici e marini a supporto dell’attività di CTD (rilievi e misurazioni di Conduttività elettrica, della Temperatura e della Profondità dell’acqua) e alcuni veicoli semi autonomi sommersi a controllo remoto denominati glider oceanici, che hanno la funzione di misurare le correnti marine e le caratteristiche che compongono i vari strati del Mar Glaciale Artico durante questa missione “che ci vedrà a breve impegnati in una seconda finestra operativa altrettanto impegnativa della durata di circa 25 giorni, prima di fare rientro in Italia” ha sottolineato il capitano di vascello Massimiliano Nannini, Capo Missione della Marina Militare.

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