Crescere “blu”

Niente a che vedere con la nobiltà, ovviamente! Prendo spunto dalla tesi di laurea di  Stefania Marianna Chinello al link http://comunivirtuosi.org/wp-content/uploads/2016/08/Sintesi_S.M.Chinello.pdf  per parlare di Blue Economy e Blue Growth, elementi fondamentali per il futuro dei giovani e del pianeta.

Economie… La Red Economy sfrutta in maniera massiva e indiscriminata le risorse del pianeta, mettendo a rischio il funzionamento degli ecosostemi. Alla fine del secolo scorso viene concepita la Green Economy,  il tentativo di ridurre l’impatto ambientale con minori emissioni ed efficientando i processi di produzione attraverso sovvenzioni e tasse; putroppo l’elevato costo degli investimenti hanno portato i prodotti della  Green Economy ad essere molto costosi. Nel 1994 Gunter Pauli e Heitor Gurgulino de Souza fondano la  Zero Emission Research and Initiatives , punto di partenza della Blue Economy, che ipotizza la creazione di un ecosistema totalmente sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze di scarto in prodotti che generano valore fino ad annullare i rifiuti. A quasi 30 anni dalla pubblicazione del libro del dott. Pauli, l’Economia Blu, in Europa,  impiega 5,4 milioni di persone: un prezioso investimento a livello economico,  sociale e ambientale (riduzione delle emissioni di CO2) dove i maggiori margini di crescita si rilevano principalmente nei settori legati a mari e oceani, che a livello europeo hanno sempre avuto un ruolo chiave per lo sviluppo economico.

Nella Politica Marittima dell’ Unione Europea, ricopre un ruolo importante la “Blue Growth”, la Crescita Blu che mira a favorire l’occupazione nell’economia marina e marittima. La strategia mette in evidenza le opportunità di crescita in settori come lo sviluppo di tecnologie off-shore per l’energia rinnovabile, la promozione dell’acquacoltura e il sostegno alla ricerca nel settore delle biotecnologie. La strategia, approvata nel 2012, comunicata nel  2014 ( “L’innovazione nell’Economia Blu: realizzare il potenziale dei nostri mari e oceani per l’occupazione e la crescita”) e sfociata nella  programmazione europea dei fondi comunitari 2014-2020, finanzierà progetti che sfruttino le opportunità della Crescita Blu, guidando il rinnovamento in termini sostenibili della crescita economica e della qualificazione delle imprese, dei settori e delle filiere relative all’economia del mare.

Per l’Adriatico.  La strategia dell’Unione Europea per la regione adriatico-ionica, che si inserisce a pieno diritto nel blue growth  e riveste particolare importanza per l’Italia, prevede una più stretta cooperazione a livello regionale tra paesi extra-UE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) e  i paesi membri dell’UE (Croazia, Grecia,Italia e Slovenia) per  “promuovere una prosperità economica e sociale sostenibile nella macroregione mediante la crescita e la creazione di posti di lavoro e il miglioramento della sua attrattiva, competitività e connettività, preservando al tempo stesso l’ambiente e assicurandosi che gli ecosistemi costieri e marini restino sani e salvi”.

Chi voglia sfruttare queste opportunità deve prima di tutto conoscere e rispettare il mare, solo così potranno essere chiare le risorse realmente disponibili e tutte le possibilità di impiego nel rispetto della sostenibilità ambientale

 

 

 

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