Risorsa “Off-shore”

Il termine off-shore racchiude in se una immensa ricchezza e un immenso rischio. L’estrazione di prodotti petroliferi dal sottosuolo dei mari, ma anche la raccolta id minerali e lo sfruttamento di energie alternative lontano dalla costa è parte del nostro futuro. Farlo responsabilmente è una nostra responsabilità.

In Adriatico, dopo il grade sviluppo negli anni 60 grazie all’ENI, le estrazioni sembravano terminate. Poi la Croazia ha riportato alla ribalta questa possibilità, spingendosi a dire che potrebbe diventare la Norvegia dell’Adriatico. Dichiarazione importante, ma anche da valutare attentamente: i Croati sono all’altezza della tecnologia come lo siamo in Italia?   ENI non è davvero più interessata all’estrazione di idrocarburi nell’Adriatico?

In questo Ravenna non dovrebbe rimanere alla finestra a guardare. Il suo distretto dell’Off-Shore è all’avanguardia nel mondo. Cantieri come Rosetti e armatori e tecnici come Micoperi sono la punta di diamante di un settore che non dovrebbe più languire a causa dei bassi prezzi del petrolio.

Le loro capacità e la sicura tecnologia che padroneggiano dovrebbe aiutarci a tutelare il nostro mare…

 

 

 

L’importanza delle infrastrutture portuali

“L’ obiettivo è di incrementare le capacità di movimentazione del Terminal, per far fronte alle richieste legate al costante aumento delle dimensioni delle navi portacontainer, alla ricerca continua di nuove e migliori economie di scala”.

Questa la nota con cui Terminal Container Ravenna (Tcr) ha commentato l’inaugurazione ufficiale delle nuove quattro gru che vanno ad arricchire il parco mezzi,  avviato nel 2015 con un investimento di oltre 24 milioni di euro di cui l’ultima arrivata è la una nuova gru di banchina STS (Ship to Shore crane) fornita dalla società Irlandese Liebherr-Maritimes Cranes division. La STS si è andata ad aggiungere alle tre nuove gru di piazzale su rotaia RMG (Rail Mounted Gantry cranes) già operative dai primi mesi del 2017.

Con la nuova gru STS, capace di operare su 18 rows con una portata di 60 tonnellate, TCR completa il processo di riorganizzazione delle banchine del terminal, adesso dotate di 4 gru con i più aggiornati sistemi di controllo ed in grado di operare su navi di larghezza 43m. Ecco il video dell’inaugurazione (foto iniziale Ravennanotizie.it) .

 

I treni e il porto

(foto ship2shore) Il trasporto delle merci avviene, dagli anni’70, per la maggior parte mediante container. Questa modalità permette di velocizzare il trasferimento del carico da un mezzo all’altro abbattendo i costi, ma pochi sanno i costi del trasporto sui vari tipi di mezzo: quello via mare/fiume è il più economico e ecosostenibile (il nord Europa insegna), seguono i trasporti su rotaia e, infine, quelli su gomma: i più cari e allo stesso tempo i più diffusi in Italia.

E’ da tempo che si parla di spostare lo scalo merci di Ravenna dalla stazione in centro città a uno o più siti lungo il canale. L’obiettivo è importante: trasferire almeno  il 30% del traffico da gomma a ferro e lontano dal centro in un momento in cui i volumi delle merci in transito nel porto sono in aumento (tra il 2000 e il 2015 si è passati da 1,7 a 3,0 milioni di tonnellate, con un trend di +5% all’anno).

“La grande rivoluzione – ha annunciato il Sindaco de Pascale ieri, al convegno di CNA “L’economia va in porto”– interesserà il traffico merci del porto a seguito della firma, il 17 ottobre scorso, dell’accordo con RFI (Rete Ferroviaria Italiana) per la realizzazione lungo il Candiano di due grandi stazioni merci, una sulla sponda destra e una sulla sponda sinistra del Canale. Il progetto, atteso da tempo, sarà presentato ufficialmente tra qualche settimana”.

Assieme ai lavori per l’aumento dei fondali e il rifacimento delle banchina, faranno del porto di Ravenna una infrastruttura strategica per l’Emilia Romagna, che proprio in questi giorni ha firmato l’intesa sull’autonomia della regione che riguarda infrastrutture, messa in sicurezza del territorio, ambiente, alloggi pubblici, edilizia scolastica e impiantistica sportiva oltre alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale. Gli interventi prevedono investimenti complessivi per 985 milioni: 850 da Piacenza a Rimini e 135 alla Città Metropolitana di Bologna.

Forse c’è qualche speranza di trasformare Ravenna da una città col porto a una città portuale con cultura marinaresca!

Il futuro delle piattaforme off-shore

Interessante evento, oggi, alla Canera di Commercio di Ravenna. Organizzata dalla foccoltà di Giurispondenza della sede ravennate dell’Alma Mater, alla presenza di eponenti di spicco del mondo del mondo scientifico e istituzionale sono state affrontate le tematiche afferenti il mondo delle piattaforme da dismettere. Non è un compito facile, perchè gli Enti in causa tra concessioni e autorizzazioni sono diversi e, mentre la procedura per l’estrazione di combustibili è conslidata, non così è per la trasformazione delle piattaforme.

piattaf20002  La traformazione in un albergo, o in un ristorante, ad esempio, non è codificata dalle leggi e se c’è una cosa che deve essere consolidata da subito è che una piattaforma non deve diventare “un pezzo di ferro abbandonato in mare” (per usare le parole del Direttore Marittimo), Deve essere chiaro chi ne assumerà ogni responsabilità  e forse non sarà semplice consolidare queste regole.

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I più vivi complimenti agli organizzatori, che hanno colto una problematica importante e la hanno saputa valorizzare per trasfromarla in una risorsa.

Il MARè ha già preso in considerazione, almeno in parte, queste problematiche: la gestione a capo del museo ma con assistenza della società che lo gestiva, consolidando una collaborazione che mantenga il know how delle manutenzioni garantendo la fruibilità del pubblico.

La nave spezzata dei Piomboni

(foto da Ravenna today) Il 6 ottobre i quotidiani ravennati informavano che la nave Berkan B., già di nazionalità turca, in corso di smantellamento nel canale dei Piomboni si spezzava in due, rilasciando residui oleosi.

La minaccia per l’ecosistema umido dei Piomboni era sicuramente reale e imminente, e il cedimento improvviso della nave in disarmo, lunga 108 metri, ha fatto si che si spezzasse in due lasciando che il mare entrasse nelle sentine.

Non sono cose che devono succedere, ma gli  incidenti e gli imprevisti fanno parte della vita di cose e persone, e bisogna imparare a prevenirli come a “curarli”. Non dimentichiamoci che la prima legge sulla sicureza del lavoro, la 626/94, nacque a seguito dell’incidente della Elisabetta Montanari proprio in quella zona. Imparare dai proprio errori per il miglioramento continuo, invece di piangerci sopra o trovare capri espiatori, è un processo virtuoso che premia i migliori.

In questo caso è stata davvero meritoria l’opera del cluster portuale, che è stato pronto ad arginare la diffusione della chiazza oleosa con le panne assorbenti, in attesa delle operazioni di disinquinamento dell’acqua.

Crescere “blu”

Niente a che vedere con la nobiltà, ovviamente! Prendo spunto dalla tesi di laurea di  Stefania Marianna Chinello al link http://comunivirtuosi.org/wp-content/uploads/2016/08/Sintesi_S.M.Chinello.pdf  per parlare di Blue Economy e Blue Growth, elementi fondamentali per il futuro dei giovani e del pianeta.

Economie… La Red Economy sfrutta in maniera massiva e indiscriminata le risorse del pianeta, mettendo a rischio il funzionamento degli ecosostemi. Alla fine del secolo scorso viene concepita la Green Economy,  il tentativo di ridurre l’impatto ambientale con minori emissioni ed efficientando i processi di produzione attraverso sovvenzioni e tasse; putroppo l’elevato costo degli investimenti hanno portato i prodotti della  Green Economy ad essere molto costosi. Nel 1994 Gunter Pauli e Heitor Gurgulino de Souza fondano la  Zero Emission Research and Initiatives , punto di partenza della Blue Economy, che ipotizza la creazione di un ecosistema totalmente sostenibile grazie alla trasformazione di sostanze di scarto in prodotti che generano valore fino ad annullare i rifiuti. A quasi 30 anni dalla pubblicazione del libro del dott. Pauli, l’Economia Blu, in Europa,  impiega 5,4 milioni di persone: un prezioso investimento a livello economico,  sociale e ambientale (riduzione delle emissioni di CO2) dove i maggiori margini di crescita si rilevano principalmente nei settori legati a mari e oceani, che a livello europeo hanno sempre avuto un ruolo chiave per lo sviluppo economico.

Nella Politica Marittima dell’ Unione Europea, ricopre un ruolo importante la “Blue Growth”, la Crescita Blu che mira a favorire l’occupazione nell’economia marina e marittima. La strategia mette in evidenza le opportunità di crescita in settori come lo sviluppo di tecnologie off-shore per l’energia rinnovabile, la promozione dell’acquacoltura e il sostegno alla ricerca nel settore delle biotecnologie. La strategia, approvata nel 2012, comunicata nel  2014 ( “L’innovazione nell’Economia Blu: realizzare il potenziale dei nostri mari e oceani per l’occupazione e la crescita”) e sfociata nella  programmazione europea dei fondi comunitari 2014-2020, finanzierà progetti che sfruttino le opportunità della Crescita Blu, guidando il rinnovamento in termini sostenibili della crescita economica e della qualificazione delle imprese, dei settori e delle filiere relative all’economia del mare.

Per l’Adriatico.  La strategia dell’Unione Europea per la regione adriatico-ionica, che si inserisce a pieno diritto nel blue growth  e riveste particolare importanza per l’Italia, prevede una più stretta cooperazione a livello regionale tra paesi extra-UE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Montenegro e Serbia) e  i paesi membri dell’UE (Croazia, Grecia,Italia e Slovenia) per  “promuovere una prosperità economica e sociale sostenibile nella macroregione mediante la crescita e la creazione di posti di lavoro e il miglioramento della sua attrattiva, competitività e connettività, preservando al tempo stesso l’ambiente e assicurandosi che gli ecosistemi costieri e marini restino sani e salvi”.

Chi voglia sfruttare queste opportunità deve prima di tutto conoscere e rispettare il mare, solo così potranno essere chiare le risorse realmente disponibili e tutte le possibilità di impiego nel rispetto della sostenibilità ambientale

 

 

 

La Direzione Marittima dell’Emilia Romagna torna in Via Antico Squero

Oggi, 3 ottobre 2017, la Direzione Marittima torna, dopo 15 anni nei locali della Darsena di città, sede storica della Capitaneria di Porto fin dagli anni ’30 . Rimangono nei locali di Porto Corsini gli uffici della Capitaneria di Porto e la sala operativa.

E’ una importante rivitalizzazione della Darsena di città, che torna ad essere fulcro delle attività amministrative del porto grazie alle sedi della Direzione Marittima e dell’Autorità di Sistema Portuale, riportando all’attenzione della città importanti spazi di valenza non solo storica.

Pochi sanno che i primi uffici della Capitaneria di Porto furono insediati nel vecchio faro di Marina di Ravenna (distrutto nell’ultimo conflitto mondiale), ma, risalendo nel tempo e nella gestione pontificia del territorio, la prima amministrazione era nella cosiddetta Fabbrica Vecchia.

(foto Ravennanotizie.it)

NAVIGARE PER RAVENNA

57 imbarcazioni su e giù per il Candiano… questa, più di ogni altra, è la notizia: un Candiano che riesce ancora ad essere vivo e a ricordare alla sua città che esiste e può essere utile! il 30 settembre 2017 s è svolta la quarta manifestazione “Navigare per Ravenna”, organizzata dal Circolo Velico Ravennate in stretta collaborazione con Marinai d’Italia, Ravenna Yacht Club, Marinando, i Canottieri Ravenna, Marinara, Sub Delphinus e Lega Navale.

Come afferma il quotidiano Ravennanotizie “una marcia nautica lungo il Porto di Ravenna per riportare il mare e il suo porto alla città e per scoprire la bellezza del porto commerciale di Ravenna”,  barche a vela e a motore hanno risalito il porto canale fino alla darsena di città, navigando tra navi ormeggiate, gru,  container e silos.  Interessanti anche le competizioni messe in opera: il trofeo Porto di Ravenna (competizione tra aziende e istituzioni del porto) e il trofeo dei Sodalizi (la competizione tra le associazioni di mare della città), sembra una bella promessa! (foto Montalti via Ravennanotizie.it)

 

HUB portuale Ravenna

L’Autorità di sistema portuale del mare Adriatico centro-settentrionale (fino a pochi anni fa Autorità Portuale di Ravenna) ha presentato, il 15 settembre scorso, il progetto di modernizzazione del porto di Ravenna, giustamente definito “Hub”.

Tra le opere previste dal progetto:

  • l’approfondimento dei fondali a -13,50 metri del canale marino e dell’avamporto e quello del Canale Candiano a -12,50 metri fino alla Darsena San Vitale (previsto dragaggio di oltre 4 milioni e 700mila mc di materiale),
  •  una nuova banchina sul lato destro del Canale Candiano per oltre mille metri di terminal container,
  • l’adeguamento della linea ferroviaria,
  • l’adeguamento dei 2,5 km di banchine esistenti alla normativa antisismica e ai nuovi fondali,
  • l’approfondimento dei fondali di altre banchine già adeguate per uno sviluppo lineare di oltre 4 km,
  • l’inserimento di nuove piattaforme logistiche urbanizzate e attrezzate in area portuale per circa 200 ettari.

Per la realizzazione serviranno 235 milioni di euro e circa 4 anni (2 per i fondali),  e và sottolineato come sia prevista una seconda fase per portare i fondali a 14,5 metri, consentendo l’ingresso di navi sempre maggiori.

Intervento di assoluto rilievo che, per dirla con le parole del Presidente della Regione Bonaccini e del Sindaco dePascale, è un obiettivo strategico per l’Emilia Romagna  e sarà un’importante occasione di ulteriore sviluppo e occupazione per la città di Ravenna e non solo. E’ stata sicuramente una giornata cruciale per la storia del porto e ne va dato merito a tutto il sistema, a cominciare dal Presidente dell’Autorità Portuale.

Due commenti, il primo sicuramente interessato: uno sviluppo cosi importante e pieno di innovazione, non potrebbe trovare il suo spazio all’interno del MARè per farsi conoscere, promuovere le proprie idee e coinvolgere i cittadini?

E ancora: in un futuro che reclama la sostenibilità ambientale non potrebbe essere il momento di considerare il trasporto fluviale collegando Ravenna al Po, come già ipotizzato fin dall’inizio del secolo scorso?

Primo articolo del blog

Giornale di Bordo… potrebbe essere questa la giusta denominazione del blog dedicato al MARè. Seguiremo insieme le novità che riguardano la Darsena di città, discuteremo gli interventi per migliorarla e applaudiremo tutte le iniziative per valorizzarla: la nuova piazza della città! La giusta piazza per una città di mare….