11 Aprile – Giornata del mare

“Un’economia sostenibile non è un sogno, è una realtà”

Questa dichiarazione del prof. Karmenu Vella,  commissario europeo per l’ambiente, gli affari marittimi e la pesca risale al 2016 e, a distanza di due anni è possibile vedere un’Europa in cui “le persone lavorano sodo spingendosi ai confini dell’innovazione. Dobbiamo passare alla fase successiva e favorire in modo più sistematico la crescita blu. La sostenibilità è il fattore chiave del vantaggio competitivo dell’Europa”.

La strategia europea della “crescita blu”, lanciata nel 2012,  ha visto l’economia marittima compiere regolari progressi, creando posti di lavoro mantenendo l’attenzione alla crescita sostenibile per tutelare i mari del mondo. Ne sono un esempio gli studi farmaceutici sulle microalghe o il settore dell’energia eolica offshore, e gli investimenti dell’Europa sembra procedere a buon ritmo.

Lasse Gustavson, direttore per l’Europa di Oceana (la più grande organizzazione mondiale che si dedica esclusivamente  alla protezione degli oceani) ha affermato  “Tutte le nostre azioni si basano sull’idea di mantenere gli ecosistemi marini in salute”, e l’Europa può e deve farlo, è all’avanguardia in materia di sostenibilità e ha la possibilità di rafforzare il suo vantaggio competitivo sulle esportazioni perchè bisogna guardare oltre oltre l’Europa. I tanti indicatori del cambiamento climatico (temperature, innalzamento dei livelli del mare, modifiche di ecosistemi) evidenziano come l’impegno sui mari europei non possa prescindere da un impegno globale.  Ma è un’avanguardia che va continuamente perfezionata nello svilippo di  professionalità adeguate.

La rivoluzione nell’economia blu vedrà il suo fulcro nelle nuove tecnologie, a partire dalla digitalizzazione e automazione delle imprese marittime, passando per le bio plastiche e il  recupero dei rifiuti negli oceani, fino ad arrivare all’energia oceanica.

Responsabilità dell’Unione Europea è una buona governance degli oceani: il diritto del mare, attraverso un’interazione tra governi, leggi, istituzioni, società civile e industria., senza tralasciare la pianificazione dello spazio marittimo (ne sono esempio gli interessi energetici al largo di Cipro). Ma anche continui investimenti strategici sulle infrastrutture come sull’innovazione, sforzandosi di individuare quali potranno essere i futuri “mestieri del mare” e favorendo la trasmissione delle idee tra cittadini, istituzioni, imprese e investitori.

Cosa c’entra un Museo del Mare in tutto questo?  La crescita economica, la sostenibilità, la loro reciproca integrazione attraverso l’innovazione e la buona governance degli oceani deve essere spiegata ai cittadini, che sono mentalmente lontani dal mare se non sono impiegati nel settore. Un buon museo elargisce conoscenza coinvolgendo il visitatore, mette in contatto gli stakeholder e il cittadino attraverso le continue iniziative, può incentivare l’economia marittima collaborando con gli istituti di formazione e può aumentare la coscenza dell’Europa e del mondo per mantenere il mari prospero e in salute.

Ankara e le ambizioni sui giacimenti ciprioti

Nei giorni scorsi la Türk Deniz Kuvvetleri, Marina militare turca, è tornata ad impedire il lavoro di ricerca di giacimenti sottomarini di gas naturale svolto da un consorzio che vede l’italiana ENI assieme alla francese Total. L’unità di ricerca Saipem 12000 è stata bloccata dalla corvetta turca TCG Bodrum (F-501), impedendole di proseguire nelle sue ricerche in quanto era in corso un’esercitazione militare, da sottolineare che si trattava di un’esercitazione non autorizzata dal governo di Nicosia ed avvenuta nella propria zona economica esclusiva. Questa operazione, da parte della Marina turca è avvenuta in concomitanza con la visita del capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Hulusi Akar, con la quale Ankara ha voluto dimostrare di essere in grado di operare su più fronti: di terra in Siria e in mare attorno a Cipro. Inoltre, nei giorni scorsi durante la visita nel nostro Paese, il presidente turco Erdogan aveva affermato: “I lavori (di esplorazione) del gas naturale in quella regione rappresentano una minaccia per Cipro nord e per noi”. Aggiungendo, inoltre, che presto anche il suo Paese avvierà un’attività di ricerca nell’area.

 

Per fare chiarezza, è necessario ricordare che nel corso dell’estate erano fallite le trattative di pace tra Grecia, Cipro e Turchia per la risoluzione della situazione cipriota. L’isola, dal 1974, data dell’invasione turca, è divisa tra lo Stato sovrano della Repubblica di Cipro e lo Stato fantoccio di Cipro del Nord riflesso di Ankara sull’isola. Il fallimento degli accordi di pace unito alla recente scoperta, nella zona economica esclusiva cipriota, del giacimento Calypso hanno portato ad un notevole aumento della tensione tra i paesi coinvolti. Infatti, fin dal mese di ottobre 2017 unità aeronavali turche hanno iniziato a svolgere attività militari non autorizzate nei pressi delle navi di ricerca, adottando atteggiamenti minacciosi, in quanto, seppur la ZEE cipriota è riconosciuta sia dall’ONU che dall’UE, la Turchia si rifiuta di riconoscerla attuando aperte violazioni al diritto internazionale e del mare. Queste tensioni hanno spinto la Grecia, protettrice della Repubblica di Cipro, a mettere a disposizione per la difesa di Nicosia i 36 aerei Lockheed Martin F 16 Block 52+ dei gruppi 340 “Aleppou” e 343 “Asteri” di Souda nell’isola di Creta.

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L’isola di Cipro è molto importante per gli interessi di ENI, e quindi nazionali, in quanto è in possesso di sei licenze, proprio in uno dei blocchi su cui l’azienda italiana è licenziataria, in quota paritaria a Total, è avvenuta la scoperta del giacimento Calypso. Al momento l’ENI fa sapere che non si è ancora in grado di comprendere le dimensioni del giacimento, ma secondo alcune stime ci sarebbe un potenziale compreso tra 170 e 230 miliardi di metri cubi (bcm). Questa si conferma come un ulteriore successo per il Cane a sei zampe che sta svolgendo un ruolo sempre più da protagonista nei ricchi fondali del Mediterraneo orientale.

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Articolo di Stefano Peverati, foto

La Grecia proteggerà con le proprie forze aeree la Repubblica di Cipro in caso in caso di attacco

(di Stefano PEVERATI – foto “ilsole24ore”)

Il fallimento delle trattative di pace della questione cipriota, la scorsa estate, hanno comportato un innalzamento del livello della tensione nella regione. La situazione ha portato la Grecia a mettere a disposizione il proprio 115° Stormo, dell’isola di Creta, a protezione di Nicosia. L’isola cipriota è divisa tra la Repubblica di Cipro, stato sovrano ed indipendente, mentre la restante parte, dal 1974, è sotto controllo della Turchia.

Negli ultimi mesi, infatti, ci sono state numerose provocazioni turche alla piccola nazione, in particolare numerose esercitazioni militari che hanno visto la presenza di navi ed aerei con atteggiamenti ostili nei confronti nelle navi di ricerca che operano nelle zone di trivellazione del gas naturale in concessione a ENI e Total.
Le importanti risorse naturali offshore rilevate nella zona meridionale dell’Isola, vedono la Turchia tagliata fuori da queste strategiche risorse che ne rafforzerebbero la figura di nazione leader della regione tanto voluta dal presidente Erdogan. A lato di questo si aggiunge l’importante progetto del gasdotto EastMed tra Israele, Cipro, Grecia e Italia, il quale invierà le risorse, prelevate dai giacimenti dei primi due paesi, per farle giungere in Europa limitando la dipendenza da Russia ed Egitto.

Questo spiega, in parte, l’atteggiamento minaccioso di Ankara che, ricordiamo, mantiene nella parte nord dell’Isola un vero e proprio esercito di 35.000 uomini e un migliaio di mezzi corazzati, mentre da parte ellenica -su pressioni di Washington- non ha militari distaccati in loco. Un segnale forte, però, è stato dato con il passaggio di due aerei F 16 block52+ ellenici del 115° Stormo durante la parata militare per la festa dell’indipendenza di Nicosia dopo sedici anni di assenza. Il messaggio di Atene è stato chiaro, in caso di attacco nei confronti dello stato sovrano di Cipro, i 38 aerei basati a Creta, i quali sono tra i più moderni ed avanzati della aeronautica militare greca , sono pronti a partire per difenderlo.