Immergersi sul Paguro

Il Paguro è l’unica area marina soggetta a tutela biologica esistente nel litorale ravennate ed è anche una delle immersioni più interessanti dell’alto Adriatico italiano.
Alla fine degli anni ‘50  l’Agip iniziò le ricerche di idrocarburi nell’Offshore nel tratto antistante la costa ravennate individuando, a circa 6 Km al largo di Lido Adriano, il primo consistente giacimento di gas, che entrò in produzione nel 1964.
Il Paguro, piattaforma di tipo self elevating , veniva trainata da Supply-Vessel sul sito da perforare, per poi appoggiare sul fondo le tre gambe con i pesanti basamenti e sollevarsi  di 15 mt. sul livello del mare per iniziare la perforazione. Varato nel 1963, il 28 Settembre 1965, mentre perforava il pozzo “Porto Corsini 7” (a 14 Miglia dal Porto di Ravenna per 120°, profondità di 25 metri d’acqua)  la trivella raggiunse, a 2900 mt., un giacimento di gas  ad elevatissima pressione (circa 630 Atm). Nonostante i sistemi di sicurezza, il cedimento delle pareti del pozzo provocò una sorta di “eruzione” che incendiò e distrusse la piattaforma, che si inabissò su un fianco provocando la morte di  tre persone.RelittoPaguro

Il Ministero delle Risorse Agricole, alimentari e forestali ha emanato il 21 Luglio 1995 (aggiornato il 05 Novembre 1996) il Decreto “Istituzione della zona di tutela biologica nell’ambito del compartimento marittimo di Ravenna”

Nell’area, protetta e gestita dall’Associazione Paguro di Ravenna (alla quale occorre inoltrare domanda per le immersioni pianificate), sono vietate le attività antropiche della pesca, dell’ancoraggio e della balneazione; le immersioni sono possibili ma limitate e controllate dalla suddetta Associazione.

L’immersione è abbastanza difficoltosa nell’orientamento e il cratere, non ancora livellato dai detriti del fiume Pò, raggiunge una profondità di 33 mt. E’ un’area marittima fra le più ricche, dal punto di vista biologico, dell’intero Mediterraneo, grazie all’enorme afflusso di sostanze nutrienti dai grandi fiumi.
Ecco perchè la presenza di un relitto, o comunque di un qualsiasi substrato solido immerso, causa in questo areale un vero e proprio paradiso biologico, offrendo ospitalità ad una miriade di specie animali e vegetali. Queste trovano infatti, fra lamiere e tralicci, non solo l’ambiente più idoneo per l’acquisizione del cibo e la riproduzione della specie, ma anche protezione dal mare aperto e dalle reti dei pescatori.

Nel 2017 la straordinaria trasparenza dell’acqua per totale assenza di apporto dai fiumi, a causa dell’eccezionale siccità, ha permesso ai subacquei di effettuare immersioni, foto e video eccezionali con visibilità spesso oltre i 50 metri e l’associazione Paguro ha potuto effettuare 1.790 immersioni nell’area di tutela biologica, con  oltre 120 ore di attività volontaria dei soci ed amici per l’attività di accompagnatore subacqueo volontario.

“I recenti convegni pubblici – ha recentemente dichiarato il presidente dell’associazione Paguro Giovanni Fucci – hanno evidenziato le valutazioni positive alle nostre proposte sia da parte di ARPAE (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Energia), sia da parte del MISE (Ministero Sviluppo Economico) che nella definizione delle Linee Guida per la dismissione delle piattaforme off-shore prevede, oltre ad altre opzioni, anche il riutilizzo per la creazione di reef artificiali. La stessa comunità europea, tramite specifiche direttive ha posto in essere norme a favore della creazione di aree di tutela biologica e di reef artificiali per la conservazione della fauna ittica. Siamo fiduciosi che anche la Regione Emilia-Romagna ed il Comune di Ravenna interverranno per un pubblico pronunciamento dei rispettivi Consigli nella direzione della creazione di reef artificali con il riutilizzo delle sottostrutture off-shore da demolire”.

 

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