Rosso al rosso… filastrocche marinare

E’ in aumento il numero di incidenti in mare causati dal naviglio da diporto, dicono le  statistiche, e anche con le navi maggiori la situazione non è rosea. L’educazione sul mare, come quella stradale, è indispensabile, e conoscere le regole della navigazione come informarsi delle ordinanze della Capitaneria di Porto/Guardia Costiera o delle condizioni meteomarine è fondamentale. Poi ci sono i piccoli aiuti mentali, quelle soluzioni che i nonni saggi ci insegnavano con le filastrocche… e chiunque va per mare ricorda questa filastrocca per prevenire una collisione:

Dai rosso al rosso e verde al verde
e avanti pure la nave non si perde
se alla tua dritta, al verde il rosso appare,
mano al timone e a dritta tieni il mare
se alla sinistra il verde tu rilevi,
dritta è la via, manovrar non devi
non incrociar la rotta ad un veliero,
se dubbio v’è d’abbordo, anche leggero
se c’è neve, foschia o nebbia folta,
sii cauto e lento ed i segnali ascolta
se a pruavia alcun segnale avverti,
ferma, poi avanza adagio stando allerta
tu dagli eventi prenderai consiglio,
lesto e sicuro in subito periglio
e non dimenticar che all’uomo dice Dio
aiutati tu che poi ti aiuto anch’io.

Sembra che questo promemoria sia stato scritto dall’inglese Thomas Gray nell’ottobre dei 1867 ed è basata, ovviamente, sulla posizione a bordo dei fanali di navigazione ‑ verde, lato dritto; rosso, lato sinistro.

La navigazione fluviale

Ai tempi dell’impero Romano, un “servizio di linea” collegava Pavia a Ravenna. Lo attesta Polibio, illustre storico e geografo, che in  cinque giorni, percorrendo il Ticino e il Po per circa circa 2000 stadi, equivalenti a 400 Km. Sidonio Apollinare, vescovo e scrittore che visse ta il 430 e il 487 lo percorse, come lo percorse il vescovo di Cremona Liutprando in appena tre giorni.

Il fiume Po ha mantenuto la sua valenza commerciale nei secoli, trasportando merci e persone, osservando distaccato il succedersi delle battaglie e degli stati sulle proprie rive, che determinarono la nascita di nuove potenze politiche (Milano, Mantova, Cremona, Ferrara….).

Dai primi del ‘900 la navigazione fluviale italiana ha visto  un costante declino, in decisa antitesi agli stati nordeuropei dove il massimo impulso è stato dato a questa via di comunicazione, basti pensare a Reno e Danubio e a come i porti di Rotterdam e Amburgo siano collegati con tutti i paesi mitteleuropei con questa via di comunicazione, decisamente la meno costosa tra quelle disponibili.

Recentemente un articolo del quotidiano “Il Resto del Carlino”  ha rispolverato un’idea che da almeno un secolo esiste in Romagna: collegare Ravenna al Po con un canale navigabile. In effetti il più è fatto: Porto Garibaldi, 30 Km a nord della città bizantina, è già connessa a Ferrara con un canale che è in corso di ristrutturazione. Ma questi 30 Km, di cui si parla già all’inizio del 1900  e che prendono vigore quando negli anni ’50 del secolo scorso si impostarono i progetti per il nuovo porto di Ravenna, sono rimasti un sogno.

Sicuramente ci sarebbe un impatto ambientale, realizzandolo ai giorni nostri, che non sarebbe stato valutato 50 anni fa, ma sono “conti” da fare con attenzione… proviamo a ragionarci:  il passaggio attraverso le Pialasse, il delta del Reno, le valli di Comacchio, modificheranno il territorio anche se, probabilmente, in maniera non sostanziale consideando che è l’approfondimento di parti di zone umide. Il transito di chiatte realizzate ex novo, magari con motori a GNL o ibridi, abbatterebbe le emissioni dovute ai gas di scarico dei camion e consentirebbe, a parita di emissione, un maggior volume di merci rispetto ad un convoglio ferroviario.

Un valore aggiunto sarebbe la visita turistica di zone quasi sconosciute, realizzate in maniera responsabile come accade oggi, ad esempio, per le visite alle valli di Comacchio.

Sembra un futuro interessante….

(foto Gazzetta di Mantova)