Cosa fa il “Nautico”?

Finalmente Ravenna ha il suo Nautico! Ma cos’è il “Nautico” e cosa offre?

Cominciamo dal nome: il percorso è denominato  “Trasporti e Logistica”,  ha una durata di cinque anni e può comprendere diverse specializzazioni:
CONDUZIONE DEL MEZZO NAVALE
CONDUZIONE IMPIANTI E APPARATI MARITTIMI
COSTRUZIONE DEL MEZZO NAVALE
CONDUZIONE DEL MEZZO AEREO
LOGISTICA.

A Ravenna sono presenti, per il momento, il corso di “Logistica” e l’appena creato “Conduzione del mezzo navale” . Quando diplomato, sarà in grado di:

  • integrare le conoscenze fondamentali relative alle tipologie, strutture e componenti dei mezzi, allo scopo di garantire il mantenimento delle condizioni di esercizio richieste dalle norme vigenti in materia di trasporto;
  • intervenire autonomamente nel controllo, nelle regolazioni e riparazioni dei sistemi di bordo; collaborare nella pianificazione e nell’organizzazione dei servizi;
  • applicare le tecnologie per l’ammodernamento dei processi produttivi, rispetto ai quali è in grado di contribuire all’innovazione e all’adeguamento tecnologico e organizzativo dell’impresa;
  • agire, relativamente alle tipologie di intervento, nell’applicazione delle normative nazionali, comunitarie ed internazionali per la sicurezza dei mezzi, del trasporto delle merci, dei servizi e del lavoro;
  • collaborare nella valutazione di impatto ambientale, nella salvaguardia dell’ambiente e nell’utilizzazione razionale dell’energia.

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Entrando nel dettaglio della conduzione del mezzo navale, è il primo passo per diventare il comandante di una nave. L’allievo appena diplomato imbarcherà su mercantile, effettuerà il suo tirocinio, sosterrà corsi successivi e procederà nella sua carriera fino ad avere il comando di una nave. Un universo in cui egli è tra gli ultimi  monarchi assoluti ancora esistenti sulla terra, saprà e dovrà  prendere decisioni quando necessario, mentre porterà la sua nave in nuovi porti in ogni parte del mondo.

Non vi parlerò di stipendio, sicuramente molto interessante per chi non conosce la vita del navigante. Il mare è un maestro severo, che non perdona il pressapochismo e la saccenza. Richiede umiltà e sacrificio per vorrebbe di usufruirne dei servigi e per i loro familiari, ma può regalare emozioni uniche e contribuire fattivamente all’interesse della propria nazione.

Navigare allargherà i vostri orizzonti e le vostre menti, saprete contrattare con un arabo in un  Suk esattamente come presentarvi ad una cena di gala in una ambasciata. Imparerete a conoscere e rispettare altre civiltà, ma facendo pariteticamente rispettare la vostra.

Un mondo unico che vi attende, e saprà premiare i migliori a prescindere da sesso, razza, nazionalità o religione.

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MAREBONUS, UNA OPPORTUNITA DI CRESCITA

Presso la Cna di Ravenna ha avuto luogo oggi, per iniziativa di CNA, AdSP e Università di Bologna, un interessante incontro dedicato a Marebonus e Ferrobonus, Legge di fine anno dedicata a misure di circa 400 milioni di euro di incentivi per deviare il traffico su gomma verso le rotaie o verso il mare.

I vantaggi di questa intermodalità non sono solo ambientali (inquinamento atmosferico ed acustico) ma anche ridurre il costo sociale come, ad esempio, per incidenti risparmiati.

Importanti le presenze, a cominciare dai padroni di casa (presidente della CNA Ravenna) Pierpaolo Burioli, il sindaco Michele de Pascale, il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Centro-Settentrionale Daniele Rossi e il presidente di Propeller Club – Port of Ravenna Simone Bassi.

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Da loro alcune importanti notizie: come gli accordi con RFI per le due stazioni merci ai lati del Candiano, che permetteranno di anemizzare quella attuale in prossimità del anumento a Teoderico, o la burocrazia alle fasi finali per la realizzazione dei lavori di ristrutturazione del porto-canale.

“E’ stato un momento importante di approfondimento di due incentivi che possono essere un’opportunità sia per le imprese beneficiarie che per l’intero porto di Ravenna” ha affermato il presidente Burioli, evidenziado l’importanza delle sinergie tra autotrasportatori e sistema marittimo portuale che, in questi anni, hanno collaborato dimostrando ancora una volta grande professionalità e maturità non comuni in Italia.

Un dato significativo è arrivato dal presidente di AdSP Rossi: le merci in arrivo e partenza dal porto attraverso la modalità ferroviaria oggi conta oltre 7000 treni/anno, dato già estremamente significativo nel panorama della portualità nazionale (Trieste, primo in Italia, ne conta 10.000), ma con questi incentivi e con gli investimenti programmati si prevede un forte aumento nei prossimi anni.

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Coordinati da Stefano Zunarelli, professore ordinario di Diritto della Navigazione dell’Università di Bologna, sono stati chiari ed esaustivi (e molto interessanti per chi volesse cogliere l’occasione) gli interventi della prof.ssa  Greta Tellarini (professore associato di Diritto della Navigazione dell’Università di Bologna), del direttore generale per il Trasporto Stradale e Intermodalità del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Antonio Parente, del  direttore generale di Confitarma Luca Sisto, che ha plaudito alle capacità di difesa del traffico sia in Mediterraneo che nel Corno d’Africa da parte della Marina Militare, e dell’on. Alberto Pagani, deputato e membro della Commissione Trasporti, che ha ben tratteggiato le problematiche geopolitiche dei trasorti via mare.

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Un momento importante per una città col Porto, quale è Ravenna, affinchè diventi finalmente una città portuale orgogliosa di questa sua risorsa.

 

La navigazione fluviale

Ai tempi dell’impero Romano, un “servizio di linea” collegava Pavia a Ravenna. Lo attesta Polibio, illustre storico e geografo, che in  cinque giorni, percorrendo il Ticino e il Po per circa circa 2000 stadi, equivalenti a 400 Km. Sidonio Apollinare, vescovo e scrittore che visse ta il 430 e il 487 lo percorse, come lo percorse il vescovo di Cremona Liutprando in appena tre giorni.

Il fiume Po ha mantenuto la sua valenza commerciale nei secoli, trasportando merci e persone, osservando distaccato il succedersi delle battaglie e degli stati sulle proprie rive, che determinarono la nascita di nuove potenze politiche (Milano, Mantova, Cremona, Ferrara….).

Dai primi del ‘900 la navigazione fluviale italiana ha visto  un costante declino, in decisa antitesi agli stati nordeuropei dove il massimo impulso è stato dato a questa via di comunicazione, basti pensare a Reno e Danubio e a come i porti di Rotterdam e Amburgo siano collegati con tutti i paesi mitteleuropei con questa via di comunicazione, decisamente la meno costosa tra quelle disponibili.

Recentemente un articolo del quotidiano “Il Resto del Carlino”  ha rispolverato un’idea che da almeno un secolo esiste in Romagna: collegare Ravenna al Po con un canale navigabile. In effetti il più è fatto: Porto Garibaldi, 30 Km a nord della città bizantina, è già connessa a Ferrara con un canale che è in corso di ristrutturazione. Ma questi 30 Km, di cui si parla già all’inizio del 1900  e che prendono vigore quando negli anni ’50 del secolo scorso si impostarono i progetti per il nuovo porto di Ravenna, sono rimasti un sogno.

Sicuramente ci sarebbe un impatto ambientale, realizzandolo ai giorni nostri, che non sarebbe stato valutato 50 anni fa, ma sono “conti” da fare con attenzione… proviamo a ragionarci:  il passaggio attraverso le Pialasse, il delta del Reno, le valli di Comacchio, modificheranno il territorio anche se, probabilmente, in maniera non sostanziale consideando che è l’approfondimento di parti di zone umide. Il transito di chiatte realizzate ex novo, magari con motori a GNL o ibridi, abbatterebbe le emissioni dovute ai gas di scarico dei camion e consentirebbe, a parita di emissione, un maggior volume di merci rispetto ad un convoglio ferroviario.

Un valore aggiunto sarebbe la visita turistica di zone quasi sconosciute, realizzate in maniera responsabile come accade oggi, ad esempio, per le visite alle valli di Comacchio.

Sembra un futuro interessante….

(foto Gazzetta di Mantova)

La Grecia proteggerà con le proprie forze aeree la Repubblica di Cipro in caso in caso di attacco

(di Stefano PEVERATI – foto “ilsole24ore”)

Il fallimento delle trattative di pace della questione cipriota, la scorsa estate, hanno comportato un innalzamento del livello della tensione nella regione. La situazione ha portato la Grecia a mettere a disposizione il proprio 115° Stormo, dell’isola di Creta, a protezione di Nicosia. L’isola cipriota è divisa tra la Repubblica di Cipro, stato sovrano ed indipendente, mentre la restante parte, dal 1974, è sotto controllo della Turchia.

Negli ultimi mesi, infatti, ci sono state numerose provocazioni turche alla piccola nazione, in particolare numerose esercitazioni militari che hanno visto la presenza di navi ed aerei con atteggiamenti ostili nei confronti nelle navi di ricerca che operano nelle zone di trivellazione del gas naturale in concessione a ENI e Total.
Le importanti risorse naturali offshore rilevate nella zona meridionale dell’Isola, vedono la Turchia tagliata fuori da queste strategiche risorse che ne rafforzerebbero la figura di nazione leader della regione tanto voluta dal presidente Erdogan. A lato di questo si aggiunge l’importante progetto del gasdotto EastMed tra Israele, Cipro, Grecia e Italia, il quale invierà le risorse, prelevate dai giacimenti dei primi due paesi, per farle giungere in Europa limitando la dipendenza da Russia ed Egitto.

Questo spiega, in parte, l’atteggiamento minaccioso di Ankara che, ricordiamo, mantiene nella parte nord dell’Isola un vero e proprio esercito di 35.000 uomini e un migliaio di mezzi corazzati, mentre da parte ellenica -su pressioni di Washington- non ha militari distaccati in loco. Un segnale forte, però, è stato dato con il passaggio di due aerei F 16 block52+ ellenici del 115° Stormo durante la parata militare per la festa dell’indipendenza di Nicosia dopo sedici anni di assenza. Il messaggio di Atene è stato chiaro, in caso di attacco nei confronti dello stato sovrano di Cipro, i 38 aerei basati a Creta, i quali sono tra i più moderni ed avanzati della aeronautica militare greca , sono pronti a partire per difenderlo.

La fregata “Caccia-pirati”

E’ rientrata alla spezia in questi giorni nave Fasan, proveniente da 5 mesi di missione in Oceano Indiano. IL suo campito? dare la caccia ai pirati. L’operazione europea EUMARFOR Atalanta, nata per debellare una piaga del commercio marittimo con l’oriente ovvero consentire ai mercantile di transitare in sicurezza dal corno d’africa senza essere assaltati dai pirati. Una missione preziosa, se si pensa a quante merci arrivano in Italia e a quante esportiamo verso il continente asiatico.

Il Fasan (le navi militari sono “maschili”) nave ammiraglia della missione multinazionale ha salvato preziose vite umane e tutelato gli interessi del nostro commercio marittimo, proteggendo i nostri mercantili e arrestando pirati. Tra i compiti “secondari” della nave italiane in missione oltre Suez attività addestrative a favore delle forze di polizia  marittima(22 uomini di 7 stati africani)  per contrastare autonomamente la pirateria, esercitazioni e cooperazioni con altre Marine Militari presenti in zona (Cina, Corea del Sud, India, Oman e Seychelles), forniture per i bisogni primari delle popolazioni disagiate.

L’attenzione dei governo europei per il Corno d’Africa è un segnale: la regione mediterranea non è un sistema chiuso bensì un’area sottoposta agli effetti delle dinamiche politiche, sociali, economiche, culturali e religiose delle zone adiacenti. Non possiamo far finta di vedere quello che succede al di la degli stretti, insomma.

Un interessante effetto collaterale per l’economia italiana è il serio interesse brasiliano per queste unità che, parole dell’Ammiraglio  Comandante in Capo della Squadra Navale Italiana sono “navi perfette per missioni di lunga durata in Atlantico”. E anche la Marina statunitense non nasconde un certo interesse per queste navi.

Immergersi sul Paguro

Il Paguro è l’unica area marina soggetta a tutela biologica esistente nel litorale ravennate ed è anche una delle immersioni più interessanti dell’alto Adriatico italiano.
Alla fine degli anni ‘50  l’Agip iniziò le ricerche di idrocarburi nell’Offshore nel tratto antistante la costa ravennate individuando, a circa 6 Km al largo di Lido Adriano, il primo consistente giacimento di gas, che entrò in produzione nel 1964.
Il Paguro, piattaforma di tipo self elevating , veniva trainata da Supply-Vessel sul sito da perforare, per poi appoggiare sul fondo le tre gambe con i pesanti basamenti e sollevarsi  di 15 mt. sul livello del mare per iniziare la perforazione. Varato nel 1963, il 28 Settembre 1965, mentre perforava il pozzo “Porto Corsini 7” (a 14 Miglia dal Porto di Ravenna per 120°, profondità di 25 metri d’acqua)  la trivella raggiunse, a 2900 mt., un giacimento di gas  ad elevatissima pressione (circa 630 Atm). Nonostante i sistemi di sicurezza, il cedimento delle pareti del pozzo provocò una sorta di “eruzione” che incendiò e distrusse la piattaforma, che si inabissò su un fianco provocando la morte di  tre persone.RelittoPaguro

Il Ministero delle Risorse Agricole, alimentari e forestali ha emanato il 21 Luglio 1995 (aggiornato il 05 Novembre 1996) il Decreto “Istituzione della zona di tutela biologica nell’ambito del compartimento marittimo di Ravenna”

Nell’area, protetta e gestita dall’Associazione Paguro di Ravenna (alla quale occorre inoltrare domanda per le immersioni pianificate), sono vietate le attività antropiche della pesca, dell’ancoraggio e della balneazione; le immersioni sono possibili ma limitate e controllate dalla suddetta Associazione.

L’immersione è abbastanza difficoltosa nell’orientamento e il cratere, non ancora livellato dai detriti del fiume Pò, raggiunge una profondità di 33 mt. E’ un’area marittima fra le più ricche, dal punto di vista biologico, dell’intero Mediterraneo, grazie all’enorme afflusso di sostanze nutrienti dai grandi fiumi.
Ecco perchè la presenza di un relitto, o comunque di un qualsiasi substrato solido immerso, causa in questo areale un vero e proprio paradiso biologico, offrendo ospitalità ad una miriade di specie animali e vegetali. Queste trovano infatti, fra lamiere e tralicci, non solo l’ambiente più idoneo per l’acquisizione del cibo e la riproduzione della specie, ma anche protezione dal mare aperto e dalle reti dei pescatori.

Nel 2017 la straordinaria trasparenza dell’acqua per totale assenza di apporto dai fiumi, a causa dell’eccezionale siccità, ha permesso ai subacquei di effettuare immersioni, foto e video eccezionali con visibilità spesso oltre i 50 metri e l’associazione Paguro ha potuto effettuare 1.790 immersioni nell’area di tutela biologica, con  oltre 120 ore di attività volontaria dei soci ed amici per l’attività di accompagnatore subacqueo volontario.

“I recenti convegni pubblici – ha recentemente dichiarato il presidente dell’associazione Paguro Giovanni Fucci – hanno evidenziato le valutazioni positive alle nostre proposte sia da parte di ARPAE (Agenzia Regionale Protezione Ambiente Energia), sia da parte del MISE (Ministero Sviluppo Economico) che nella definizione delle Linee Guida per la dismissione delle piattaforme off-shore prevede, oltre ad altre opzioni, anche il riutilizzo per la creazione di reef artificiali. La stessa comunità europea, tramite specifiche direttive ha posto in essere norme a favore della creazione di aree di tutela biologica e di reef artificiali per la conservazione della fauna ittica. Siamo fiduciosi che anche la Regione Emilia-Romagna ed il Comune di Ravenna interverranno per un pubblico pronunciamento dei rispettivi Consigli nella direzione della creazione di reef artificali con il riutilizzo delle sottostrutture off-shore da demolire”.

 

La vocazione che Ravenna dovrebbe coltivare? Essere una città di mare.

Una recentissima intervista di Ravennanotizie al dott. Maurizio Tarantino Link Intervista dott. Tarantino  , direttore della Classense e uomo cardine della riorganizzazione culturale voluta dal Comune di Ravenna, è  uno spunto per riflessioni importanti, a cominciare dall’ultima risposta:

“Secondo me essere la città del mosaico e la città di Dante sono già di per sè due cose enormi. Bastano e avanzano. La terza vocazione che Ravenna dovrebbe coltivare – a mio parere – è quella di essere una città di mare. Perché qui vedo una frattura fra la città e il suo mare, una frattura incomprensibile. Ecco, fosse per me, oltre al mosaico e oltre a Dante, lavorerei sulla vocazione marinara di Ravenna.”

La vocazione che Ravenna dovrebbe coltivare è quella di essere città di mare.

Sono stati sufficienti 9 mesi di vita e lavoro tra le mura bizantine per comprendere un dato sotto gli occhi dei ravennati da secoli. Ma come lui stesso dice qualche paragrafo prima, riferito all’apertura al pubblico di quel gioiello sconosciuto che è la biblioteca Classense: ” E secondo me c’è un motivo psicologico: chi vive da sempre in un posto, alla fine non si accorge di tutto il valore e della bellezza che lo circonda, dà molte cose per scontate”.

Sono dichiarazioni importanti che, probabilmente, era necessario provenissero da un “non-ravennate” per essere percepite e, speriamo vivamente, apprezzate!

Di certo Ravenna è concentrata, non a torto, sull’apertura del museo di Classe e sul settimo centenario della scomparsa del Sommo Poeta, ma lo spiraglio è stato aperto e il futuro marinaro di Ravenna potrebbe non essere più qualcosa di riservato agli addetti ai lavori.

Grazie dott. Tarantino

 

Oltre 37 milioni per il porto

Un altro importante traguardo raggiunto verso i lavori per Ravenna HUB portuale.

La Commissione Europea, nell’ambito dei fondi europei della Connecting Europe Facility (Cef), ha assegnato al progetto ravennate 37,377 milioni di euro, assegnazione che sarà ratificata il prossimo 12 dicembre.

Ne danno notizia, in una dichiarazione congiunta, il sindaco DePascale e il Presidente dell’ADSP Rossi, che evidenziano anche come all’iter, avviato il 18 settembre scorso,  attenda ancora decisivi passaggi burocratici e sia in corso di esame al Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici .

Tutti si augurano la conclusione dell’iter  in tempi rapidi per avviare lavori tanto importanti quanto attesi da tutto il cluster marittimo portuale, e non solo quello ravennate.

Il MARè potrebbe essere, forse, la ciliegina sulla torta del futuro hub portuale, il luogo dove iniziare a conoscere il mare e tutto il mondo che nasce, vive e lavora grazie ad esso…

 

Quando il Marinaio salutava i naviganti

” A te, o grande eterno Iddio, cui obbediscono i venti e le onde”: sono queste le parole che contraddistinguono il monumento al marinaio di Ravenna, opera dello scultore Giannantonio Bucci. E’ l’incipit della preghiera del Marinaio, scritta nel 1901 da Antonio Fogazzaro e recitata al tramonto sulle navi della Marina Militare. Ma il nostro monumento, allestito in prossimità del cimitero, nonché all’ingresso della Darsena di città, per salutare i mercantili che transitavano, si trova da oltre un decennio “disoccupato” e in non buone condizioni di salute.

Per iniziativa dell’Associazione Nazionale Marinai d’Italia di Ravenna sono state coinvolte autorità e sponsor per trasferire il monumento in un luogo più attinente alla sua funzione e, probabilmente, sarà in prossimità del terminal passeggeri.

Lo ha annunciato il Vicesindaco Fusignani: “In attesa di interventi significativi, già all’attenzione dell’assessore ai Lavori pubblici Roberto Fagnani, mi sono sincerato di quali possano essere quelli più immediati per rendere questo importante monumento nuovamente fruibile. Inoltre, ritengo auspicabile un suo spostamento, ad esempio al terminal crociere, per dare a questa opera, di grande valore culturale ed estetico, la giusta collocazione in una città di mare come Ravenna, che ha l’obbligo morale di conservare la propria memoria legata alla marineria. Sarà mia cura parlare dell’eventuale spostamento con la Capitaneria di porto e l’Autorità di sistema portuale del Mare Adriatico centro-settentrionale. Ringrazio Molducci, per la sua preziosa e puntuale opera di valorizzazione della cultura marinara.”

Pronti a qualsiasi emergenza

E’ per questo che ci si addestra. Militari in testa, le esercitazioni sono l’unico modo per essere continuamenti a svolgere il proprio compito con precisione e professionalità, spesso teso a portare in salvo vite umane.

 E in mare questo compito è affidato alla Marina Militare e al “suo” corpo della Guardia Costiera E’ il caso dell’esercitazione svolta il mattino del giorno 28 novembre, che ha coinvolto mezzi navali ed aerei della Guardia Costera, dei Vigili del Fuoco e della Polizia di Stato, coordinati dalla sala operativa della Capitaneria di Porto di Ravenna ,   dedicata al soccorso di un’unità da diporto incendiatasi al largo della costa ravennate ed alla ricerca, individuazione e successivo trasporto a terra di due diportisti traumatizzati.

Una piccola unità della Guardia Costiera, a circa 10 miglia (circa 18Km) dalla costa ha simulato l’incendio con dei fumogeni e rilasciato in mare 2 manichini che simulavano i naufraghi.

Due vedette della G.C., un’unità dei VV.F. e una della Polizia di stato sono intervenute, coordinate dalla sala operativa, e successivamente è stato coinvolto un elicottero dei VV.F.  per ritrovare i “naufraghi”.

 Al di la dei risultati, in genere sempre soddisfacenti per le “lesson learned” (termine anglosassone per definire cosa si può migliorare) e per l’aumento o il mantenimento del livello addestrativo, non è sempre scontato trovare la piena e totale collaborazione tra il personale delle Istituzioni.

Dovremmo, credo, tutta la nostra riconoscenza a questi ragazzi e ragazze che si preparano ad affrontare pericoli e, talvolta, mettere a rischio la loro vita, per tutelare la nostra incolumità.

GRAZIE RAGAZZI!