Nuovi corsi antincendio per i marittimi

E’ recentemente entrata in vigore (il 30 ottobre) la nuova normativa per i corsi anticendio a favore del peronale marittimo, inclusa anche l’organizzazione antincendio a bordo delle navi petroliere, chimichiere e gasiere, sancita  con Decreto Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 2 maggio 2017 , sono istituiti i corsi antincendio di base e antincendio avanzato per il personale marittimo. Istituti, enti o società riconosciuti idonei allo svolgimento dei corsi antincendio di base ed avanzato dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Comando generale del Corpo delle capitanerie di porto, che devono presentare formale istanza di riconoscimento (ai sensi del DM 8/3/2007).

Il decreto ministerale evidenzia all’art.1 il suo ambito di applicazioni in conformità rispettivamente alla regola VI/1, paragrafo 1 e VI/3 dell’annesso alla Convenzione STCW’ 78 nella sua versione aggiornata e alle corrispondenti sezioni A-VI/1.2.1.1.2 e A-VI/3 del codice STCW, nonché l’organizzazione antincendio a bordo delle navi petrolierie, chimichiere e gasiere in conformità rispettivamente alla regola V/1-1.2 e V/1-2.2 dell’annesso alla Convenzione STCW’78 nella sua versione aggiornata e alle corrispondenti sezioni A-V/1-1.1 e A-V/1-2.1 del codice STCW.

Qualche dato:

Il DM 2/5/2017 (art.2) prevede una durata del corso basico non inferiore alle 15 ore, comprese lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche, mentre la durata del corso avanzato non deve esere inferiore inferiore alle 29 ore, sempre comprensivo di lezioni teoriche ed esercitazioni pratiche. Venti il numero massimo di partecipanti per la fase in aula e 7 per le esercitazioni. Regola gli esami (art.3) che a fine corso ogni candidato deve sostenere, mentre negli allegati A e A1 del DM 2 maggio 2017 si indicano gli argomenti per i due corsi, i cui esami si articoleranno su una prova scritta (test di 30 domande a scelta multipla con cinque differenti ipotesi di risposta) della durata di 60 minuti ed una prova pratica per gruppo di candidati (numero massimo 7).
Al termine (Art. 4) ai candidati viene rilasciato un attestato che, come l’addestramento, ha validità quinquennale.

Per l’aggiornamento dell’addestramento antincendio di base è previsto, nei precitati istituti riconosciuti, un corso della durata di almeno 8 ore, mentre l’addestramento avanzato dura almeno 12 ore e può essere effettuato totalmente presso gli istituti idonei o parte in istituto e parte a bordo.

(foto Tema sistemi)

Riferimenti normativi:
DECRETO 2 maggio 2017 del MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI
Istituzione dei corsi antincendio di base e antincendio avanzato per il personale marittimo inclusa l’organizzazione antincendio a bordo delle navi petroliere, chimichiere e gasiere.
(GU Serie Generale n.111 del 15-5-2017)

SAPIR: La Storia

Il 28 giugno 1957 viene costituita la società Sapir in forma di società per azioni, con capitale di un milione di lire, per progettare, costruire e sviluppare il porto di Ravenna. Fortemente voluta dal Presidente della Camera di Commercio rag. Cavalcoli, supportato dal Presidente dell’ENI ing. Mattei e dall’imprenditore Serafino Ferruzzi, senza contare il lavoro al governo dell’on. Zaccagnini. Senza di loro il porto di Ravenna non esisterebbe, come la città non sarebbe quella che oggi conosciamo, con il suo benessere e i suoi servizi. Qualcuno l’ha definita la “madre del Porto di Ravenna”.

 

Non giunge quindi inaspettato, nel 60° anniversario della costituzione, il convegno indetto dal Gruppo Sapir Porto Intermodale Ravenna per mercoledì 8 novembre a partire dalle 9.15 alla Camera di Commercio di Ravenna, in Viale Farini 14 – in cui si parlerà della storia della società portuale e delle sue nuove sfide sul piano industriale.

  • Natalino Gigante, Presidente della Camera di Commercio Ravenna
  • Guido Ceroni, Presidente dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea di Ravenna, che presenterà il volume “Un’impresa in porto – Storia della Sapir (1957 – 2017)”
  • Riccardo Sabadini, Presidente Sapir
  • Michele de Pascale, Sindaco di Ravenna
  • Stefano Bonaccini, Presidente della Regione Emilia-Romagna

Le navi inquinano?

Le emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto provenienti dal trasporto marittimo  supereranno le emissioni del totale delle fonti terrestri”. E’ una stima  dell’Unione Europea, che evidenzia come le emissioni prodotte dal trasporto marittimo dovute all’utilizzo di combustibili ad alto tenore di zolfo contribuiscono all’inquinamento atmosferico sotto forma di anidride solforosa e particolato.

Esiste una Convenzione internazionale per la prevenzione dell’inquinamento causato da navi in mare, nota come Marpol, da cui derivano aree di controllo delle emissioni nel Mar Baltico, nel Mare del Nord e nel canale della Manica. Qui il tenore massimo di zolfo nei combustibili navali dello  è dello 0,10%.

Come funziona una nave? E’ una piccola città in movimento, per cui ci sono dei motori per la propulsione e dei generatori per produrre la corrente elettrica che fa funzionare tutti i servizi. In genere sono motori diesel, qualche volta si usano turbine a gas, ormai sta scomparendo l’uso del vapore mentre il nucleare è limitato al solo settore militare. Ci sono anche energie rinnovabili, come il vento, o a zero emissioni, come le celle combustibili, ma sono solo ausili o applicazioni particolari. I motori diesel sono alimentati da gasolio, quando la nave si muove nel porto, e da olio pesante (un gasolio molto meno raffinato) quando è in mezzo al mare; nel mare del Nord, per abbattere l’inquinamento, le navi impiegano GNL (gas naturale liquefatto) per fare le manovre in porto, praticamente azzerando le emissioni di zolfo e polveri sottili.

Nel Mediterraneo i limiti di emissioni saranno applicati nei prossimi anni.  In Italia, in particolare, la legge nazionale fissa dal 1° gennaio 2018 per il mare Adriatico e il mare Ionio e dal 1° gennaio 2020 per le altre zone di mare un tenore massimo di zolfo pari allo 0,10% in massa, a condizione che gli Stati membri dell’Unione europea prospicienti le stesse zone di mare abbiano previsto l’applicazione di tenori di zolfo uguali o inferiori. E questo speriamo sia un limite facilmente superabile.

Non è un caso che la Ravennate PIR (petrolifera italo rumena), assieme ad Edison, abbia presentato nei primi mesi del 2017 un progetto da 70 milioni di euro per un deposito di GNL al porto di Ravenna, con capacità di stoccaggio pari 10.000 mc di gas da realizzare in un’area di 23.000 mq, tra la Bunge e la centrale elettrica “Teodora”.

Sono importanti le parole del Presidente Rossi, dell’Autorità di Sistema Portuale ravennate, che pone l’accento sulla valenza strategica  per il porto: «La presenza di un impianto di quel tipo metterebbe Ravenna tra i core port italiani, sarebbe l’unico nell’alto Adriatico e uno dei pochi sulle coste italiane con una grande importanza in vista del 2021 quando entreranno in vigore norme più restrittive sull’alimentazione delle navi che a quel punto potrebbero indirizzarsi verso il Gnl come carburante. Se così fosse potrebbe voler dire che le navi in transito nell’alto Adriatico dovrebbero passare da Ravenna». Al momento ci sono solo altri cinque progetti in Italia, nessuno ancora realizzato.

“Darsena 3.0”: raccontare la Darsena per non perdere un patrimonio

Sabato 4 novembre, presso l’ex Deposito delle Corriere di Forlì (Exatr), il collettivo Spazi Indecisi presenterà “Darsena 3.0”. L’illustratore e graphic journalist Gianluca Costantini, con la partecipazione di Meme Exchange, racconterà la Darsena di Ravenna per disegnarne il futuro.

Nato nel 2015, Darsena 3.0 è l’itinerario tematico dedicato a quelli che un tempo sono stati gli avamposti della produttività industriale legati all’acqua e al canale Candiano da esigenze logistiche e commerciali, ora in stato di abbandono, ed è parte dei sette itinerari tematici che compongono IN LOCO, il museo diffuso dell’abbandono.

Un interessante progetto sperimentale, IN LOCO, dedicato ai luoghi non più in uso disseminati sul suolo romagnolo, che mira a diventare un museo diffuso e di interpretazione del territorio, catalogando e mappando luoghi da rendere fruibili anche grazie alla realtà aumentata.

Questa reinterpretazione della Darsena di città come  infrastruttura culturale, rileggendo nei tratti e nella storia degli edifici una potenzialità di riattivazione diffusa, un sogno possibile, arriva dopo due anni di elaborazione di contenuti speciali da parte di Gianluca Costantini, in collaborazione con Meme Exchange.

Per presentare IN LOCO e la sua campagna di crowdfunding, il 20 ottobre è stata inaugurata una mostra all’interno dell’ex Deposito delle Corriere di Forlì, composto da un allestimento polisensoriale che tocca sette luoghi scelti dai sette itinerari tematici tra cui, appunto, Darsena 3.0.

Una valorizzazione che tocca davvero da vicino il MARè, sensibile al recupero del MOSA per realizzare un museo che guarda la futuro poggiando le sue radici su un solido passato.